“ Abigail ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 16 Maggio 2024

10 Mag, 2024

Dopo che un gruppo di aspiranti criminali ha rapito una ballerina dodicenne, figlia di un potente personaggio della malavita, tutto ciò che devono fare per riscuotere un riscatto è sorvegliarla durante la notte. In una villa isolata, i rapitori iniziano a sparire uno dopo l’altro e scoprono, con crescente orrore, di essere rinchiusi con una ragazzina non comune.

 

Il mercato degli slasher è pieno di prodotti che provano a ritagliarsi uno spazio nel cuore dei fan puntando a diventare i cult del futuro. Spesso sbagliano cast, si prendono troppo sul serio per finire invece a rendersi solo ridicoli oppure buttano tutta la situazione nell’esagerazione più totale ma senza garbo sperando di trovare il proprio pubblico. Con “Abigail” e superato un primo atto che allunga l’attesa per una sorpresa annunciata, possiamo dire con tranquillità che pur non avendo sempre senso e perdendosi per strada alcuni aspetti riguardo la logica, riesce dove altri non sono riusciti. Imperfetto, volutamente esagerato, giocoso e rozzo, il film si prende inizialmente tanto sul serio per poi lasciare margine per l’autoironia quasi che voglia ridere insieme al pubblico ed infine per spingere forte sul mettere in scena esplosioni di sangue e pezzi di cadaveri senza freni o vergogna. 

 

Si poteva spesso andare in direzioni differenti, alcuni passaggi sono tirati e assurdi ma il contrasto tra sangue e Čajkovskij (la protagonista ha una fissa per il balletto) diverte finché si decide di lasciarsi totalmente andare al gioco al massacro a cui andiamo incontro con una serie di personaggi giustamente stereotipati ma perfettamente in linea con il tipo di film a cui appartengono. Le esagerazioni e alcuni aspetti non troppo riusciti vengono però bilanciati da una scrittura di fondo perfetta perché ben bilanciata nei temi trattati sapendo equilibrarsi tra suspance, risate, action e narrazione funzionale 

 

Ancora una volta i registi Tyler Gillett & Matt Bettinelli-Olpin puntano su un budget ridotto e una location minimal similmente a come avevano fatto per il loro film precedente quel “Finché Morte Non Ci Separi” che risultava migliore per molti aspetti ma che purtroppo in Italia è rimasto schiacciato dal periodo della pandemia e quindi non ha ricevuto l’attenzione che meritava. Proprio facendo questo confronto troviamo quella che risulta essere l’unica pecca di “Abigail” cioè la troppa somiglianza tra le due pellicole come struttura narrativa, passaggi e costruzione del climax. Bravi anzi bravissimi i due registi in questi film che sembrano essere un certo prodotto per poi virare a qualcos’altro in maniera capace ma ora è il momento di alzare la posta in gioco e mettere in scena qualcosa che possa stupire maggiormente. 

 

Andrea Arcuri