“ Dead Boy Detectives  ” – Recensione. Disponibile su Netflix dal 25 Aprile 2024

26 Apr, 2024

Un fastidioso fantasma ti tormenta? Un demone ti ha rubato i ricordi più belli? Non ti resta che chiamare i Detective defunti! Loro sono Edwin e Charles sono due adolescenti nati a decenni di distanza che si incontrano nell’aldilà. Insieme affrontano folli avventure, incluso sfuggire a streghe malvagie, all’inferno e alla morte stessa. Con l’aiuto di una sensitiva di nome Crystal e della sua amica Niko riescono a risolvere alcuni dei casi paranormali più complessi del mondo dei mortali. 

 

Come parte dell’universo di “The Sandman” per Netflix è tratta dalla popolare serie di fumetti di Neil Gaiman, la serie possiede lo stesso stile a metà strada tra l’horror e il goliardico. Si portano avanti così gli episodi, ognuno incentrato su un caso specifico come nelle migliori serie poliziesche. Come è prevedibile e ormai classico, c’è un filone narrativo centrale che unisce le varie storie come una sorta di mistero centrale e questo, molto ben reso, riesce a intrattenere e portare avanti la serie nel migliore dei modi. Ovviamente la componente spaventosa rimane nell’ambito della censura quindi non ci si deve aspettare splatter o violenza esagerate mentre la componente più leggere viene resa bene da dialoghi divertenti e sostenuti.

“Dead Boy Detectives” pecca in un paio di aspetti. La scelta di George Rexstrew e Jayden Revri non risulta essere la scelta migliore nel senso che non riescono a trasmettere maturità ai rispettivi ruoli. L’aggiunta di Kassius Nelson e Yuyu Kitamura come compagne fisse per risolvere i casi, va ancor di più ad abbassare l’età del gruppo e quindi di conseguenza anche il pubblico di riferimento. Come è inevitabile che sia, su dieci episodi, alcuni di questi risultano molto interessanti mentre altri totalmente superflui e tirati nella loro difficoltà di risoluzione.

Speriamo che nella seconda stagione con un maggior collegamento con “The Sandman” (per ora solo con un cameo nel primo episodio) possa aumentare il livello degli episodi infondendo alla serie maggiore maturità e spessore. 

Andrea Arcuri