“ Il Caso Josette ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 24 Aprile 2024

23 Apr, 2024

Francia, 1640. L’avvocato Maitre Pompignac non ha mai vinto una causa: tutti i suoi clienti sono morti, squartati, impalati o ustionati… Un giorno, una giovane donna va da lui e gli chiede di difendere una giovane innocente: Roxane, 11 anni, accusata ingiustamente di aver ucciso un maresciallo di Francia. Pompignac accetta, senza rendersi conto che Roxane in realtà non è una bambina, ma una capra…

Il cinema Francese ha ormai superato i confini e da alcuni anni viene apprezzato anche in Italia infatti non si parla di film occasionali che trovano una distribuzione nel nostro paese ma si possono contare almeno un paio di titoli ogni mese. Certamente l’attore Dany Boon è uno dei volti noti e il suo primo successo conosciuto è “Giù al nord” di cui poi ne è stato fatto un remake. Bisogna però precisare che nel tempo ha collezionato anche fallimenti nel senso di film che non hanno ricevuto i favori del pubblico e della critica. Questa sua ultima uscita per esempio è costata ben 19 milioni di euro e in Francia ma è ben lontano dal riprendere i soldi spesi.

Lo spunto e malinteso iniziale viene velocemente superato quando il personaggio di Dany Boon si renderà conto tardivamente che l’imputato dell’omicidio di cui ha accettato di difendere, è una capra, Detto questo il film del regista Cavayé procede in maniera decisamente ridondante tra situazioni ampiamente sfruttate mentre pian piano la noia prende il sopravvento. Dany Boon fa ampio sfoggio della sua mimica facciale da stralunato che ha certo conquistato in altri film, ma dopo un po’ risultano troppo uguali a se stessi. A questo si aggiungono accenni di rivalità tra Francesi e Savoiardi con punte di emancipazione femminista ma tali componenti solo buttate nel mezzo tramite semplici e fugaci battute. Il regista ha voluto mescolare in più occasioni e tramite spunti ironici l’epoca in cui è ambientata la storia con quella attuale e potrebbe essere un spunto interessante ma ancora una volta l’effetto voluto non arriva mai ad essere graffiante e lasciare qualcosa nel pubblico da ricordare o su cui pensare.

In ultima analisi dobbiamo ulteriormente precisare e far presente che l’umorismo risulta troppo semplice e per niente ricercato o intelligente. La maggior parte delle situazioni o battute possono tranquillamente essere anticipate dal pubblico e questo non è mai un buon segno.

Andrea Arcuri