“Drive Away Dolls” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 7 Marzo 2024

6 Mar, 2024

Lo vedete chi c’è alla regia?

Sì, è proprio lui, uno dei fratelli Coen, regista che anche questa volta ha saputo stupire realizzando un film capace di essere dissacrante ma senza essere volgare né tanto meno superficiale. E, dal momento che il fulcro della trama riguarda anche amori saffici, è obbligatorio dire che nulla viene dato per scontato.

La pellicola gioca su diversi registri. Quello che sicuramente incide di più è l’aspetto #on_the_road con Qualley e Viswanathan che potrebbero essere una versione rivisitata e corretta in modalità #dark_side di Thelma e Louise. Se il film è d’azione e per la maggior parte viene agito sulla strada non mancano anche gli inseguimenti. Se il film è d’azione, non mancano gli inserti di violenza che per certi aspetti potrebbero ricordare gli eccessi di Tarantino anche se poi, nella realizzazione, tutto risulta letto con una chiave comunque nuova, che non deve rendere conto ad una tradizione precedente.

Qualunque sia il linguaggio utilizzato, sullo sfondo, quasi a intervalli regolari compaiono trasfigurazioni psichedeliche che non sono fini a se stesse ma servono ad entrare ancora meglio nell’atmosfera della trama.

Qualley e Viswanathan tengono la scena senza nemmeno una sbavatura.

Oltre ad impersonare una figura decisamente irriverente, la prima è pure dotata di un vocabolario assai pungente e nel rapportarsi agli altri non dimostra alcun tipo di soggezione; la seconda, invece, è molto brava a interpretare la giovane #casta_e_pura, che vorrebbe votarsi alle più diverse esperienze ma che si trattiene forse a causa di un retaggio legato ad educazione e preconcetti.

Con i loro stereotipi resi in maniera quasi farsesca, i comprimari risultano assolutamente intonati alle due attrici protagoniste. Godetevi pure un Matt Damon in una comparsata che, a mio parere, risulta del tutto nuova (e ben riuscita) per le sue capacità

La comicità che pervade gli estremi di certe circostanze non è artificiale ma spontanea. Non è quel film dove ridi dall’inizio alla fine. Rimani piacevolmente sorpreso fin dall’inizio per il taglio e per la prospettiva che vengono dati alla vicenda. Semmai la risata è il momento di climax, la vetta che si raggiunge dopo che, in un certo numero di passaggi del plot, si sono venuti a sommare tutti i fattori che hanno profanato una certa morale perbenista.

Coen conosce i suoi polli, cioè gli americani. Sa quanta #pruderie ci sia nella mentalità di molti dei suoi compatrioti ed è lì che è andato a colpire. Perché è questa #facciata, resa con un mix di comico ed umoristico, che deve essere abbattuta fin dalle basi. Per questo motivo, direi che “Drive away dolls” non è un prodotto evasivo, ma intelligente, di quelli che ti restano dentro anche dopo che sei uscito dalla sala.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling