“ Un Natale del 1945 ” – Recensione. Presentato in Anteprima Nazionale al Cineghel di Gallio

20 Feb, 2024

 

Il corto ci trasporta sull’Altopiano di Asiago durante il periodo natalizio subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Due uomini, divisi da ideologie ed esperienze di guerra, si ritrovano in un vecchio rifugio di montagna per confrontarsi con il loro passato e cercare la riconciliazione. 

Siamo di fronte ad un racconto breve fatto di immagini e tanti “non detti” tra sguardi e intenzioni mai espresse. Quello che rimane è la poetica dello scrittore che non viene tradita o enfatizzata ma riportata in tutta la sua potente semplicità. Non ci sono grandi riconciliazioni o chissà quali risvolti narrativi ma tutto è a servizio di una storia che ci mostra come il tempo non può cancellare i ricordi e i fantasmi del passato per quanto le intenzioni siano buone.

Girato interamente in Altopiano, le immagini che ci vengono mostrate sono di ampio respiro perché legate alla terra senza per forza bisogno di virtuosismi registici o grandi carrellate. Spesso i movimenti sono precisi e ridotti al minimo e sebbene l’ambiente circostante sia importante, le figure dei personaggi sono sempre al centro ma ben circondate da un paesaggio magnifico ma discreto. I suoni d’atmosfera e la poca musica di sottofondo fanno da precisa cornice a impreziosire il comparto tecnico per un’opera ben confezionata a livello estetico.

Si parlava prima però dei sentimenti inespressi e delle avversità che ci portano lontani gli uni dagli altri. Grazie all’assenza di dialogo, tali intenzioni vengono fuori al meglio perché i volti degli attori riescono a trasmettere tutto il dolore di una lacrima e la speranza di un perdono.

Recentemente ha conquistato il pubblico e la critica scozzese, ottenendo il prestigioso riconoscimento come Miglior Regia e Secondo Miglior Film al Feel The Reel International Film Festival di Glasgow. Siamo sicuri che anche qui in Italia a partire da Gallio, il racconto del regista Fabio Rosi avrà modo di farsi apprezzare dal pubblico.

Andrea Arcuri