“ Te l’Avevo Detto ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 1 Febbraio 2024

27 Gen, 2024

È un fine settimana di gennaio a Roma, quando un’anomala ondata di caldo si impossessa della città. Nell’arco di due giorni i nostri protagonisti vengono messi con le spalle al muro, costretti ad affrontare tutto quello che hanno abilmente evitato nelle loro vite, abituati a usare il sesso, il cibo, le droghe e persino l’ amore come via di uscita, adesso non possono più scappare, devono attraversare il caldo e farsi trasformare da esso, ognuno con il suo ritmo, ognuno con la sua voce.

 
Ginevra Elkann racconta di una borghesia disfunzionale fatta di famiglie che ci appartengono per le loro debolezze che sono anche nostre e per i loro desideri, lamentele e ricerche spasmodiche di risultati che però non arrivano mai perché ci si perde troppe nel lamentarsi. E’ un film fatto di anime sole, in particolare si prendono tre donne: una un po’ fuori di testa nullafacente (Valeria Bruni Tedeschi) legata ancora al marito che l’ha abbandonata; un’ex pornostar (Valeria Golino) che rincorre un successo ormai passato; una madre (Alba Rohrwacher) che cerca di ritrovare il rapporto con il figlio ma contro la volontà del padre. Intorno a loro girano altri personaggi, ognuno con il loro problema esistenziale da risolvere in un film che risulta più corale del previsto. 
 
Le trame volutamente si incastrano a volte distrattamente in un caos volontario che si adatta perfettamente per il nostro cinema nella sua classicità più rassicurante che viene però spezzata da questa afa così opprimente resa molto bene dalla fotografia di Vladan Radovic che accende i colori ed enfatizza i sudori. Tutto è certo una rappresentazione simbolica di quanto la fatica di trascinarsi nelle proprie vite venga espressa dall’esagerata sudorazione dei corpi in affanno portando alla luce una metafora fin troppo smaccata.
 
Ne viene fuori un film che un po’ si trascina, che cerca di creare situazioni paradossali che fanno sorridere senza esagerare e riflettere ma anche qui senza esagerare. Tutto gira e i discorsi messi in scena riescono a fare breccia nello spettatore ma solo in parte riuscendo a scrollarsi di dosso ma non totalmente la sua anima di classico dramma borghese di facciata. 
 
Andrea Arcuri