L’ultima cosa bella sulla faccia della terra – Michael Bible. Recensione

5 Gen, 2024

Non si può dire che non si intenda cosa sia quest’ultima cosa bella, anche se nel corso del libro potrebbe apparire misteriosa.

Tutto questo è legato ad un aspetto della struttura che è al tempo stesso la forza ma anche la debolezza dell’impianto. Sussiste un continuo cambiamento di #io_narranti che, se rendono variegato l’insieme, finisce per disorientare un po’. Oppure non permette di agganciarsi per intero alla storia del singolo personaggio perché la sua parabola narrativa finisce troppo rapidamente. E’ come se qualcuno mi rubasse un boccone, che so essere prelibato, prima ancora che me lo possa gustare a dovere. Di sicuro è ambizioso chi si cimenta nel racconto di un plot volendo mostrarla da più punti di vista. Però, qui…

In sostanza il nocciolo delle varie trame che si susseguono è interessante, anche se non inserirei questo titolo tra quelli #ibridi che presentano un romanzo a forma di racconto, #moda che da qualche tempo sta prendendo piede e a cui diverse penne hanno schiacciato l’occhiolino. Come già si è potuto comprendere, lo scrittore (che tra l’altro è al suo esordio) sembra aver lasciato allo stato di bozza (una bozza comunque di una certa entità) quella che poteva essere una creatura dal respiro più consistente.

A me personalmente è piaciuto il capitolo iniziale, una parte che esamina la vicenda a posteriori. Essendo una visione globale, Bible ha pensato di esprimerla con una prima persona plurale che sa di molto. Mi è piaciuta questa voce più ampia perché ha pochi riscontri nella letteratura recente (uno tra questi, “Le vergini suicide” di Eugenides). Inoltre, con una tecnica che potrebbe definirsi #suggerisco_ma_non_dico si potrebbe capire chi possa essere questa prima persona allargata. Tutto questo permette di entrare nella storia con un certo grado di curiosità e di empatia, anche perché la figura di Iggy sembrava essere costruita non tanto da Bible quanto dagli altri ‘attori’ della vicenda. Solo che dopo il primo capitolo il meccanismo cambia, mostrando fin da subito qualche difetto.

Insomma, un libro che sta un po’ a metà, Un libro che ha colto l’occasione ma ha centrato parzialmente il bersaglio.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling