“ HUNGER GAMES – La ballata dell’usignolo e del serpente ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 15 Novembre 2023

10 Nov, 2023

Anni prima di diventare il tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è l’ultima speranza per il buon nome della sua casata in declino: un’orgogliosa famiglia caduta in disgrazia nel dopoguerra di Capitol City. Con l’avvicinarsi della decima edizione degli Hunger Games, il giovane Snow teme per la sua reputazione poiché nominato mentore di Lucy Grey Baird, la ragazza tributo del Distretto 12. Unendo l’istinto per lo spettacolo e l’astuzia politica, Snow e Lucy mireranno alla sopravvivenza dando vita a una corsa contro il tempo che decreterà chi è l’usignolo e chi il serpente.

Solitamente questi nuovi franchise, perché è chiaro che l’intento è portare avanti e iniziare un nuovo fenomeno di massa, iniziano con un primo capitolo contenuto per poi andare a dilungare le trame nei successivi di un capitolo finale magari diviso in due film distinti. Per “La ballata dell’usignolo e del serpente” si decide invece di partire subito corposa e trasportare il libro da cui è tratto ed è bene dire che ha una storia un po’ ripetitivi e stirata, con un film di circa 2 ore e 40 minuti. Questo ne consegue il fatto di trovarci di fronte ad una storia molto densa di fatti e risvolti dove bisogna non solo presentare nuovi personaggi ma anche, visto gli accadimenti che ne conseguono ma soprattutto alcuni cambiamenti di intenti, riuscire a trasmettere in maniera adeguata le complicate personalità di questi personaggi.

Lo stile grafico e alcuni eventi che ben conosciamo vanno a ripetersi perché anche se parliamo delle prime edizioni dei tanto temuti “Hunger Games”, ci sono sempre dei tributi da sacrificare di cui alcuni di questi reietti e pronti a combattere mentre altri no e c’è uno show da mandare in diretta tv e regole da seguire. Anche se tutto è ridotto e l’arena in questo caso è solo una grande stadio, i meccanismi li conosciamo bene e il pubblico arriva da una parte già preparato ma in ogni caso tale aspetto e preparazione occupa buona parte del film. Quello di nuovo che si va a conoscere è tutto il retroscena di questi eventi e i discorsi politici che hanno portato alla loro creazione anche se rimangono fuori le vere motivazioni della guerra tra distretti che viene solo accennata e nulla di più.

Queste prime due parti risultano perfettamente legate e ben contestualizzate sebbene, come detto in parte ben riconoscibili al pubblico. Si nota chiaramente che l’ultimo terzo del film risulta staccato per molti versi e serve soprattutto per far capire come la personalità del giovane Snow vada inesorabilmente e inevitabilmente verso una direzione ambigua. Proprio per la sua differenza e per il fatto che mette in scena una vera e radicale crescita del personaggio, questa parte risulta la più interessante ma purtroppo quella peggio gestita dal film perché frettolosa mentre corre verso la conclusione.

Quello che va anche a distogliere l’attenzione e potrebbe non piacere è la grande quantità di scene musicali affidate spesso a Rachel Zegler che ricordiamo si è fatta notare nel musical “West Side Story” di Spielberg. E’ da precisare che queste scene sono presenti anche nel libro originale e vengono riportare quasi tutte ma anche qui si decide di porre molta attenzione su musiche  che parlano in maniera metaforica (viene anche riproposta una canzone molto cara ai fan della trilogia originale) e meno ad una trasformazione emotiva che poteva essere sfruttata meglio.

Certamente uno degli aspetti più difficili che il regista Francis Lawrence ha dovuto affrontare e che non poteva sbagliare era il cast. Considerando che la saga principale aveva lanciato la carriera di Jennifer Lawrence al grande pubblico, c’era molta attesa nel vedere se e quali nuovi attori potessero diventare suoi eredi e legare il pubblico nuovamente a questo mondo. Rachel Zegler mette in scena una presenza scenica magnetica e si stacca totalmente dal tipo di personaggio che è stato Katniss Everdeen creando così qualcosa di molto differente che viene amplificato molto grazie alle tante scene di canto che mettono in risalto le sue doti. Il giovane Coriolanus Snow ha forse il compito più difficile perché doveva esser interpretato da qualcuno che potesse prima attirare il pubblico passando per un personaggio positivo per poi trasformare e disilludere tale convinzione con il suo lasciarsi mutare da quello che gli succede e mettere in scena dei cambi emotivi che deve riuscire a trasmettere.  Siamo di fronte ad un giovane uomo che ha molte qualità positive ma che una volta messo di fronte al potere, va a sviluppare tali qualità in una versione negativa. Questa involuzione viene messa in scena da Tom Blyth in maniera impeccabile e con una padronanza e varietà di emozioni che il film, soprattutto la terza parte, non riesce davvero a valorizzare.

Suzanne Collins ha continuato la saga con solo questo libro ambientato prima degli avvenimenti di “Hunger Games” ma c’è la sensazione che c’è altro da raccontare. Ci sono da sviluppare i retroscena della guerra tra Distretti , della storia di Lucy Grey Baird ma soprattutto del processo e ascesa emotiva del giovane Snow e proprio quest’ultima deve continuare con altre storie e noi, non vediamo l’ora che accada perché i cattivi se ben scritti risultano davvero molto affascinanti. 

 

Andrea Arcuri