Conspiracy of Blackness – “Pain Therapy” – Recensione. Disponibile in Vendita.

4 Ott, 2023

“Pain Therapy” è un viaggio introspettivo nato da una profonda delusione e da un feroce desiderio di denunciare le afflizioni dell’animo umano e del mondo. Ogni canzone funge da resoconto di prima mano o testimone di una storia, facendo luce collettivamente su questioni urgenti.Ogni traccia racconta la sua storia unica, con protagonisti caduti e perduti che ci danno una mano, ricordando a tutti noi che non siamo soli. Questi personaggi, imperfetti e distrutti, si ricompongono gradualmente,offrendo uno scorcio di speranza in mezzo al tumulto.

Si comincia con ” Oblivion ” che ci introduce all’album con passo lugubre e dalle tonalità ammalianti e avvolgenti. E’ una introduzione che serve per entrare nello spirito di questo lavoro in maniera totalmente immersiva per poi pian piano conquistarci con il suo ritmo incalzante. Ecco arrivare “ Collapsed ” che suona da subito veloce e ritmica. La canzone risulta variegata nel suo stile e questo potrebbe non conquistare tutti gli ascoltati perché certamente il voler spezzare il ritmo di frequente non permette quel senso armonico che piace. Non rimane che ascoltare Grazia Riccardo che risulta capace di mettere in mostra con diverse tipologie di canto dal grido, al parlato fino a tonalità più scure o altisonanti. Si continua con ” Welcome Death“ di cui è uscito un videoclip promozionale. E’ evidente la ricerca del gruppo di creare una spaccatura tra immagini in penombra dove primeggia il nero e altre piene di luce a livello estetico ma sempre piene di follia visto che vediamo la cantante incatenata a dimenarsi. Anche a livello musicale c’è questo andamento tra una parte più classica con momenti invece risultano distorti tra voci groove e parlato delirante. un videoclip semplice nella messa in opera ma dal forte impatto del significato accompagnano questo brano che tutto sommato risulta altrettanto semplice con piccoli momenti fuori dagli schemi.

La seguente “ The Bride Of Ash ” è decisamente molto rock e con un bellissimo sound di fondo. Lo stile di canto è soave e quasi lirico per una parte musicale invece più veloce e veloce. Si crea così un dualismo che procede in maniera perfettamente bilanciata che conquista sotto tutti i punti di vista con una canzone che a tratti risulta anche sperimentale e molto coraggiosa. ” Bones ” suona molto differente e ad un primo ascolto risulta disordinata e caotica. Ovviamente è solo una sensazione perché in tutto questo caos fatto anche di momenti molto sperimentali, c’è una linea di fondo ben chiara che tiene perfettamente tutto il tempo e alla fine tutto risulta ordinato e molto preciso nella sua esecuzione. ” Afterlife ” è sostenuta nel suo ritmo incalzante e continuo. Una canzone di quelle veloci che creano dipendenza ma che forse per il fatto di essere simile ad altre non riesce davvero a conquistare del tutto.     

The Moth ” è ancora una dimostrazione che il gruppo ha voglia di sperimentare. Alterna così una canzone più classica come la precedente con una più sperimentale e variegata nel suo insieme e resa musicale. Ci troviamo ad ascoltare un brano che al suo interno si differenzia di molto nella sua costruzione contenendo così generi estremi ma che nell’insieme funzionano. Siamo quasi alla fine ma c’è ancora tempo per ” Rise “. La componente che spicca in questo brano è sicuramente la parte musicale che ne determina il ritmo e si distingue per la sua bellezza. Le tastiere con l’aggiunta di riff di chitarre potenti e la batteria in costante sottofondo, sono una perfetta unione che funzionerebbe anche come traccia strumentale. L’aggiunta della voce è molto piacevole e si unisce perfettamente ma non rimane particolarmente impressa e risulta a tratti quasi superflua. ” Last Man Standing ” è il penultimo brano che propone il gruppo. Molto energico e vibrante con moltissime accelerazioni al suo interno. La chitarra graffiante è il punto focale da cui partire e la voce ancor più rude di Grazia porta una fortissima carica dirompente che lascia di stucco per la bellezza e soprattutto la varietà di stili di canto che mette in scena in cinque minuti di canzone. L’ultima canzone è una cover. Ascoltiamo così ” Con Il Nastro Rosa ” di Lucio Battisti in una versione molto particolare. L’effetto è ben riuscito perché il ritmo di fondo è sicuramente azzeccato e rende alla perfezione. La velocità è ovviamente molto più sostenuta e lo stile più aggressivo ma questa versione rimane in testa anche perché conosciamo tutti le parole e quindi viene più facile cantarla. Un bellissimo regalo finale da parte del gruppo molto apprezzato che chiude un album che nel suo insieme troverà i favori di un ampio numero di amanti del metal in forme anche differenti e sperimentali.   

Tracklist:

1. Oblivion
2. Collapsed
3. Welcome Death
4. The Bride Of Ash 

  1. Bones
    6. Afterlife
    7. The Moth
    8. Rise
    9. Last Man Standing
    10. Con Il Nastro Rosa (Lucio Battisti Cover – Bonus Track)

    Conspiracy of Blackness is:

    Antonio Bortone | Guitar
    Grazia Riccardo | Vocals
    Andrea Caliri|  Bass
    Francesco Salerno | Drums

    Andrea Arcuri