“Sanctuary” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 25 Maggio 2023

9 Mag, 2023

Rebecca è una dominatrice, una professionista del sesso e Hal è un suo cliente che però deve interrompere tale frequentazione perchè sta per ereditare le fortune della sua famiglia e non può più permettersi di avere una relazione con una donna che conosce i suoi segreti e le sue perversioni. Il tentativo di tagliare i legami gli si potrebbe ritorcere contro. Rebecca è tutt’altro che d’accordo e farà tutto il possibile per far cambiare idea all’uomo.

Il film è una lunga discesa negli abissi più perversi e profondi di una relazione sessuale e amorosa. il pubblico rimane imprigionato per circa 90 minuti in una stanza d’albergo con i protagonisti (Christopher Abbott e Margaret Qualley) senza possibilità di uscire e vedere nessuno. Il duo è in continuo stato di equilibrio tra disperazione, perversione, desiderio, disperazione e tutte quelle sensazioni che si provano quando (forse) si è innamorati di qualcuno e che porta benefici alla nostra vita ma anche tanta negatività malsana.

E’ tutto un gioco al massacro e non si capisce mai chi sta giocando o dicendo la verità tra i protagonisti continuando a cambiare il punto di vista della situazione la percezione di chi davvero tiene le redini di questo gioco perverso.

Potrebbe però in alcuni punti avere la sensazione che tale schema vada a ripetersi e per quanto ci si sforzi di tirare fuori argomenti e dialoghi arguti, potrebbe anche stancare ma la chiave di lettura è proprio in questo punto .

Tale sensazione viene bloccata dal fatto che ad ogni svolta narrativa (tutta legata alle argomentazioni quindi affidata a bellissimi dialoghi) si vada ad introdurre qualcosa di nuovo sebbene in maniera ciclica. Ogni momento abbatte ogni barriera e non si capisce più cosa sia reale oppure orchestrato parlando a cuore aperto di conflitti di genere, classe, umanità e dinamiche amorose.

Si arriva alla fine divertiti ma soprattutto svuotati di pregiudizi e stanchi nella mente ma liberi di freni. Inoltre proprio sul finale arrivano alcune rivelazioni e sferzata narrative significative (e non più solo metaforiche) che forniscono una visione più chiara alla storia lasciando il pubblico con una sensazione di vera soddisfazione e liberazione.

 

Andrea Arcuri