“Sposa in Rosso” – Recensione. Al cinema dal 5 Agosto 2022 

5 Ago, 2022

Roberta (Sarah Felberbaum) e Leòn (Eduardo Noriega), quarantenni precari in cerca di riscatto, inscenano un matrimonio finto in Puglia per intascare i soldi delle buste che gli invitati regalano agli sposi. I complici sono il trasformista Giorgio (Massimo Ghini), amico mentore di Leòn, e l’anticonformista Giada (Cristina Donadio), zia di Roberta. Gli ostacoli sono i familiari della sposa. La madre asfissiante Lucrezia (Anna Galiena), il fratello paranoico Sauro (Dino Abbrescia) e il padre fuori di testa Alberto (Maurizio Marchetti). In una girandola di imprevisti non sarà facile per i protagonisti prendersi la rivincita che meritano. 

Gianni Costantino torna per la sua terza regia con la commedia degli equivoci con elementi del cinema nostrano soprattutto nella creazione della famiglia tipica del Sud d’Italia con tutti i suoi clichè e fisse. Tutto diventa una messa in scena partendo dalla finta relazione dei due protagonisti e continuando con i personaggi che girano intorno a Roberta e Leòn cioè la famiglia di lei con tutte le sue esagerazioni. Per fortuna c’è tanto “scontro tra generazioni” piuttosto che i soliti stereotipi della famiglia del Sud. Il precariato dei giovani (finti) sposini è ben rappresentata grazie all’assenza di prospettive future e di prendersi le proprie responsabilità costretta a giustificarsi con i genitori che pensano ancora che i loro valori possano essere trasportati in maniera uguale ad oggi. In tal senso il film può dirsi riuscito e con alcuni elementi che vogliono e riescono a discostarsi da film similari.

 
Dove purtroppo la pellicola trova i suoi limiti è nella coppia dei protagonisti che non risultano cosi affiatati e forse non risultano capaci di rendere credibili i loro personaggi. Alla fine non ci teniamo molto a loro e non si crea quel legame emotivo cosi forte da interessarci alla loro sorte sperando nel happy-end. Altro difetto è il fatto che non si capisce bene quale sia il tono e la direzione che si vuole prendere. Non risulta essere tanto drammatica nei suoi passaggi più delicati ma non riesce neanche a strappare tante risate né sottili e neanche di gusto. Peccato che dietro un buon tentativo di intenti non c’è un’altrettanto brillante e accurata scrittura di sceneggiatura che mette in scena tantissimi buoni spunti ma non riesce a concretizzare nessuno in maniera convincente.

 Andrea Arcuri