Qualcosa nella nebbia – Roberto Camurri. Recensione

1 Mag, 2022

Qualcosa nella nebbia – Roberto Camurri. Recensione

 

Dopo i precedenti titoli di Camurri (che, per la cronaca, non mi avevano del tutto convinto) avevo colto alcune voci che lamentavano nell’autore la non sufficiente ‘tenuta di strada’ per portare a termine un romanzo. “A misura d’uomo” nasceva come una sorta di raccolta di racconti ristrutturata apposta per uscire come storia unica con ampi spazi di ‘non-detti’ da far sbrogliare al lettore; anche ne “Il nome della madre” le parti della trama vengono collegate da questi spazi narrativi da colmare che non rendono -per me- semplice la lettura.

In questa terza fatica editoriale, Camurri accontenta un po’ tutti e pure se stesso.

La struttura si presenta con una cornice nel quale agisce il protagonista che, guarda un po’, fa lo scrittore. All’interno di questa cornice, si alternano alcuni episodi relativi ai personaggi inventati dallo scrittore di cui ho detto poc’anzi. Se vogliamo, si potrebbe dire che l’impalcatura di “Qualcosa nella nebbia” potrebbe portare alla mente il ‘Decamerone’ di Giovanni Boccaccio che presentava un doppio piano di trama, costituito dai dieci ragazzi che man mano raccontavano le loro storie.

Camurri è molto a suo agio nel momento in cui scrive racconti e gli episodi in cui fa agire le figure inventate dal suo alter-ego scrittore (anche se questa definizione non è del tutto appropriata) possono appunto sembrare racconti. Il legame tra questi è implicito perché si capisce che esiste un’evoluzione della vicenda ma gli aneddoti narrati spesso sono troppo legati al loro contesto privato.

Qui però non bisogna ridurre la questione al definire se Camurri sia o no un romanziere.

Resta di sicuro che ha scritto un libro più maturo e solido dei precedenti dove il percorso, sia suo sia di chi legge, risulta circolare.

Spesso ci si domanda se chi scrive romanzi lo faccia anche a scopo terapeutico. Di fronte a questo quesito ho riscontrato che l’universo delle ‘penne’ si spacca in due gruppi: per alcuni è così mentre per altri non lo è assolutamente.

A mio parere Camurri ha compiuto un suo viaggio interiore che ha voluto condividere con il suo pubblico. Come se scrivere fosse una trasfigurazione che portasse lontano dalla realtà e da se stessi, per poi alla fine ritornare indietro con nuove o vecchie consapevolezze. Un uscire dalla nebbia con qualcosa di più nitido in testa.

Quindi, in “Qualcosa nella nebbia” non deve interessare tanto l’unità del romanzo, quanto le situazioni in cui sono coinvolti i suoi attori.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling