Tre anelli– Daniel Mendelsohn. Recensione

30 Gen, 2022

Tre anelli– Daniel Mendelsohn. Recensione

Mannaggia a me.

Forte della bellissima esperienza avuta con “Un’Odissea” dove c’era una calibratissima mescolanza di elementi saggistici, narrativi ma anche autobiografici, non appena vista in rete la scheda di questo libro, ho pensato che l’autore si fosse cimentato nell’elaborazione di una nuova storia.

Niente di più sbagliato.

Ancora prima di commettere questo errore, ne ho commesso un altro, forse peggiore.

Ho voluto approcciare “Tre anelli” con il preciso desiderio di ritrovare le stesse atmosfere di “Un’Odissea”. Con un mood di questo genere, è chiaro che alla fine della lettura ne sono uscito male, anche se tra le pagine c’erano riferimenti al testo che avevo apprezzato qualche tempo fa.

Rispetto al libro precedente, la componente saggistica prevale decisamente se non, in certi passaggi, addirittura totalizzante sul complesso dell’opera. Probabilmente l’autore ha tentato di ripetere le alchimie di “Un’Odissea”, raccontando anche le vicende di alcuni personaggi più o meno significativi nell’ambito letterario. Attraverso la loro storia (i tre sono accomunati dall’esilio, come scelta voluta o forzata), Mendelsohn spiega una tecnica narrativa ad anelli che caratterizza molto dell’Odissea di Omero (e qui giustamente lo scrittore cita se stesso… Devo dire perché?) e cioè il fatto di interrompere la narrazione principale inserendo quella che in apparenza può sembrare una divagazione, ma che poi invece risulta di assoluta importanza per capire dettagli della trama.

Oserei dire che, nella stesura del volume, Mendelsohm abbia voluto mettere alla prova l’attenzione dei suoi lettori perché in più di un’occasione si è servito della stessa tecnica per la costruzione del suo impianto.

Non discuto la qualità di “Tre anelli”. Secondo me, però, rimane un trattato di nicchia il cui interesse rimane circoscritto ad esperti del settore. A mio parere risulta meno divulgativo rispetto a “Un’Odissea”, dove la presenza di aneddoti autobiografici era stata capace anche di creare una discreta empatia con il pubblico, dovuta anche al fatto che un personaggio come Omero è certamente noto ad un maggior numero di persone.

Mi aspettavo qualcosa di più romanzato.

E invece no.

Mannaggia a me.

 

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling