Teatro Arcimboldi – Recensione Spettacolo “Caveman”

24 Ott, 2021

Teatro Arcimboldi – Recensione Spettacolo “Caveman”

Sono anni che Maurizio Colombi ha legato il proprio nome a questo spettacolo, al punto da pensare che nel suo curricolo personale non ci sia altro che questo ‘Caveman’. Un pensiero simile è completamente sbagliato perché Colombi vanta anni di esperienza come attore, regista teatrale e pure cantante.

Come già detto, “Caveman” è un cavallo di battaglia di Colombi visto che ha già all’attivo più di cinquecento repliche sulle scene italiane. Il testo nasce dalla penna di Rob Becker che, dopo anni di studi di sociologia, preistoria, antropologia e psicologia ha creato questo monologo ripreso appunto dal nostro protagonista per la prima volta oltre dieci anni fa.

Com’è strutturato lo spettacolo?

Colombi si presenta sul palco con una band che suona dal vivo e che in alcuni passaggi della serata interagisce direttamente con il ‘nostro’. La tematica dello spettacolo riguarda invece un’ironia sui modi di fare degli uomini e delle donne soprattutto se si tratta di dinamiche che intercorrono tra di loro. Va detto che alcune battute risultano un po’ stereotipate e cercano la risata facile, mentre in altri momenti Colombi sottolinea come la società di oggi si sia arroccata su luoghi comuni che non dovrebbero esistere da tempo.

Stupisce il ritmo con cui Colombi gestisce i vari momenti del suo soliloquio che, compreso l’intervallo, dura poco più di due ore. Non c’è mai una caduta, non si rallenta mai: l’attore poi ha una parlantina a raffica che non si inceppa mai. E’ pur vero che questo suo modo veloce di parlare, se tiene alto lo spettacolo, gli si ritorce anche un po’ contro perché alcune battute si perdono coperte pure dalle risate del pubblico nelle prime file.

Nel complesso, Colombi è un mattatore grazie all’eclettismo con cui dirige se stesso sul palco e il pubblico in sala. Si diverte, non sembra mai stanco, scambia sempre battute con gli spettatori.

Insomma, diverte.

E che nessuno lo paragoni a Fiorello. Ci possono essere alcune somiglianze tra i due, sì, perché in qualche momento sembra di essere in un villaggio vacanze (luogo dove si è ‘formato’ l’artista siciliano). Però alla fine si coglie che i due hanno in comune solo la capacità di essere entertainer, una capacità che tuttavia si esprime sul palco con stili del tutto diversi.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling