“The Suicide Squad – Missione Suicida” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 5 Agosto 2021

1 Ago, 2021

“The Suicide Squad – Missione Suicida” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 5 Agosto 2021

 

Nella prigione Belle Reve sono rinchiusi i peggiori supercriminali che faranno di tutto per uscirne, anche unirsi alla super segreta e oscura Task Force X. Così si riuniscono una serie di truffatori, tra cui Bloodsport, Peacemaker, Capitan Boomerang, Ratcatcher 2, Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica più amata di tutti, Harley Quinn. La loro missione è recarsi sulla remota isola di Corto Maltese e distruggere un laboratorio di epoca nazista in cui venivano condotti esperimenti scientifici. 

Aver scelto di arruolare il regista James Gunn che ha diretto i primi due capitoli di “I Guardiani della Galassia” per la MARVEL, ha molteplici scopi e risultati. In effetti il primo film con protagonisti Star Lord, Gamora, Drax e gli altri aveva buona libertà creativa e aveva colpito pubblico e critica, il secondo risentiva di alcune restrizioni narrativi e tematici. Il risultato del suo passaggio alla DC Comics è un film divertente più del primo capitolo che, sotto la guida di David Ayer aveva un maggior stampo guerrigliero e meno comico. James Gunn fornisce a tutti i suoi protagonisti delle scene chiavi e battute che spingono alla risata e nella parte finale del film, quando è il momento di combattere, il tono cambia ma senza dare la sensazione di uno stacco dallo stile della pellicola.

Parlando dei personaggi è inevitabile che alcuni risultano meglio riusciti di altri, ad esempio è già in cantiere una serie spin-off con “The Peacemaker” di John Cena. Inevitabile una sotto-trama dedicata totalmente ad Harley Quinn. L’interpretazione di Margot Robbie è davvero magnetica e una delle cose meglio riuscite della DC Comics in generale e sebbene il suo film in assolo non sia stato un grande successo, qui si incastra perfettamente risultano piacevole e perfetta per la trama. Il film in tutte la sue assurdità riesce anche a mettere dentro un’analisi anti-imperialista e rapporti padri-figli disfunzionali che donano piccoli momenti introspettivi e drammatici che completano la visione.

In ultima analisi (ma forse la più importante) l’enorme differenza fra i film che James Gunn ha diretto per la MARVEL e questo sta tutto nella grande libertà di cui il regista ha potuto usufruire lavorando con la Warner Bros. Il regista ha sfruttato totalmente e nel migliore dei modi possibile la “disorganizzazione” dell’universo cinematografico DC a suo piacimento. Il fatto che non abbia dovuto sottostare a vincoli di incastro narrativo o stili uguali a se stesso gli ha permesso di svincolarsi ed essere libero da tutto creando qualcosa di unico e totalmente distinguibile da altri film. 

Andrea Arcuri