“A Classic Horror Story” – Recensione in Anteprima. Disponibile su Netflix dal 14 Luglio 2021

9 Lug, 2021

“A Classic Horror Story” – Recensione in Anteprima. Disponibile su Netflix dal 14 Luglio 2021

Cinque carpooler viaggiano insieme per raggiungere una destinazione comune. Cala la notte e per evitare la carcassa di un animale si schiantano contro un albero. Quando riprendono i sensi si ritrovano in mezzo al nulla. La strada che stavano percorrendo è scomparsa; ora c’è solo un bosco fitto e una casa di legno in mezzo ad una radura.

In cabina di regia troviamo Paolo Strippoli assieme a Roberto De Feo, che torna dopo il successo di “The Nest”. C’è tanto rimando ai grandi classici horror che tutti conosciamo ma ambientando il film in Puglia si uniscono i tipici canoni dello slasher-movie Americano con una leggenda tutta Italiana. Osso, Mastrosso e Carcagnosso, cavalieri spagnoli rinchiusi a Favignana  nella leggenda diventarono i fondatori della malavita italiana (Osso fonderà Cosa Nostra in Sicilia, Carcagnosso la ‘ndrangheta in Calabria e Mastrosso la Camorra a Napoli).

Il film inizia come una tipica storia on the road tra cinque sconosciuti, l’immancabile incidente e pian piano si entra nella follia. I clichè del genere ci sono tutti ma quando pensiamo di aver capito come andranno le cose, tutto cambia e lo stupore aumenta. Bisogna precisare che il sangue scorre ma le scene più macabre vengono realizzate fuori campo. Per alcuni potrebbe essere una limitazione ma semra essere una precisa scelta stilistica visto che, soprattutto mentre il film procede nel suo finale, quello su cui i registi vogliono puntare maggiormente non è l’effetto gore ma ben altro. 

La particolarità che i due registi riescono a mettere in scena è la voglia e l’essere riusciti ad ottenere tutta una serie di componenti che non ci aspettavamo dal tipico film Italiano. La recitazione non è assolutamente “scolastica” o da sceneggiato televisivo (molti film che escono al cinema vengono accusati proprio di questo) e in tal senso l’attrice Matilde Lutz che ha girato anche in America è il vero valore aggiunto. La sceneggiatura non si adagia sul “già visto” ma cerca di essere originale, diversificata e con una virata inaspettata nel finale. Infine si aggiungono un’ottima fotografia e il comprato sonoro inteso sia nella sua componente musicale con l’utilizzo di canzoni fuori genere come  “Era una casa molto carina” ma soprattutto nel sound dell’ambiente e dei dialoghi di qualità e stile che poco siamo abituati qui in Italia.

La realtà è che “A Classic Horror Story” è un prodotto fresco che gioca con le regole del genere reinterpretando i ruoli. Nel terzo atto sorprende perché riesce non solo a dare nuova linfa al film stesso ma anche a suggerire discorsi sociologici molto interessanti.

 

Andrea Arcuri