Virità (femminile singolare – plurale) di Giusy Sciacca. Recensione

2 Mag, 2021

 Virità (femminile singolare – plurale) di Giusy Sciacca
Recensione

 

La Sicilia spiegata attraverso voci di donne che fanno parte della tradizione, della storia e del folklore isolano.

Sono voci che magari non sono note al pubblico, ma hanno certamente contribuito a fare della Trinacria qualcosa di grande. Oltre a questo, lo dice l’autrice nell’introduzione, la Sicilia è femmina per antonomasia e in questa sua modalità offre sfaccettature molto diverse, talvolta opposte. Un po’ come le facce della Verità, tanto analizzata da Pirandello, guarda caso nativo di Girgenti.

Natura molteplice della Trinacria, si diceva ed ecco che all’interno dell’opera le donne che parlano sono di diversa estrazione sociale, così come sono anche frutto di leggende e storie mitologiche. Questi miti e queste leggende, però, non rendono loro quella giustizia che in effetti meriterebbero. Non hanno tramandato proprio tutti i dettagli, sono decisamente parziali nell’esposizione dei fatti, non permettendo a noi del ventunesimo secolo di conoscere la verità che le riguarda da vicino.

Sciacca, quindi, dà a ciascuna di loro la possibilità di occupare a turno il palcoscenico delle pagine per dire davvero quello che bisogna conoscere sul loro conto, per avere così una corretta visione d’insieme.

“Virità”, poi, tra una sezione e l’altra, sottolinea come sul fronte culturale esista ancora una subdola discriminazione nei confronti della donna, che si manifesta in un linguaggio poco inclusivo. Questo lessico va incistandosi e radicandosi nell’uso come se fosse qualcosa di ‘solito’ e, quando ci sarebbe da esaltare bravura e qualità dell’altra metà del cielo (che brutta espressione…,ndr), si finisce per minimizzare quelli che sono i reali meriti.

La parola che dà il titolo a queste piccole monografie mi offre lo spunto per una riflessione filologica, magari semplicistica, in ogni caso efficace.

“Virità” sembrerebbe una derivazione dal termine latino “vir” che indica l’uomo in quanto valoroso e forte. Non bisogna dimenticarsi che “vir” potrebbe essere anche un calco dal vocabolo “vis” che significa ‘forza’. La verità sarebbe dunque dotata di una ‘forza maschia’? Nessuno dubita della potenza della verità, soprattutto se dotata di questa multiformità di nature. Ma che nessuno dia ad essa una connotazione che rievochi l’uomo e tutti gli stereotipi legati alla sua virilità.

Perché dico questo?

Perché da “Virità” affiorano ritratti di donne che hanno lottato strenuamente per ottenere quello che hanno desiderato, sacrificandosi se necessario e dimostrando quella forza e anche di più che di solito l’immaginario collettivo attribuisce solo al ‘maschio’.

La galleria delle ‘personagge’ è notevole e ricopre un vasto arco di tempo. Tra queste, senza nulla togliere alle altre, mi hanno colpito la Baronessa di Carini, di cui ricordo uno sceneggiato televisivo degli anni settanta, e Maria Paternò.

Perciò, se leggete “Virità”, non fermatevi alla superficie degli aneddoti che vi sono raccontati. C’è tutto un sottotesto che restituisce in toto la Sicilia nella sua bellissima femminilità.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling