GIORNI TRANQUILLI A CLICHY Di Henry Miller – Recensione

7 Apr, 2021

GIORNI TRANQUILLI A CLICHY Di Henry Miller – Adelphi

RECENSIONE

Non sapevo nulla di Henry Miller, del fatto che fosse un importante scrittore della beat generation, che di quasi tutti i suoi romanzi, seppur con nomi diversi, fosse lui il protagonista, che le storie raccontassero sue esperienze di vita vissuta e dissoluta, dissoluta in un modo naturale e spontaneo che a volte nemmeno si realizza quanto il rapporto con l’altro sesso oscilli tra il misero e il poetico (spesso più il primo aspetto del secondo, almeno in questo romanzo). Elemento quest’ultimo molto presente in “Giorni tranquilli a Clichy”, che tutto sono tranne che tranquilli, e in quasi tutti i suoi romanzi ed è a tratti ironico perché leggendo la sua bibliografia, se ci riuscite perché vastissima, si può cogliere quanto, tra le altre cose, per lui le donne e le innumerevoli avventure fugaci avute con loro siano state parte integrante della sua vita. E della sua letteratura, ovviamente.

Giorni tranquilli a Clichy” è ambientato a Parigi, principalmente nel quartiere di Clichy, negli anni ‘30 e racconta la storia di Joey (che poi sarebbe lo stesso Henry Miller) e del suo coinquilino Carl, due giovani scrittori americani in erba, perennemente squattrinati ed instancabilmente a caccia di donne e veloci piaceri che accompagnino le loro esistenze. Sono due personaggi difficili da inquadrare, soprattutto quello di Carl, per come conducono le loro giornate e per la considerazione che hanno della donna e di una qualsiasi possibile relazione con essa, anche perché gli unici soggetti femminili del libro sono prostitute o mantenute disperate.

Avvenimenti importanti da annoverare praticamente non ce ne sono tuttavia lo stile, la prosa e il retrogusto malinconico delle parole di Miller meritano un apprezzamento che riesce ad ammorbidire un giudizio che inizialmente morbido non sarebbe. Bello il ritratto struggente, affascinante e spregiudicato di Parigi che, nonostante sia definita “grigia”, incarna l’emblema delle libertà più sconsiderate.

Per trasmettere in modo ancora più immediato l’atmosfera della Parigi di quel periodo, il romanzo è accompagnato dalle fotografie in bianco e nero di Brassaï, vero nome Gyula Halasz, soprannominato da Miller “l’occhio di Parigi” e su questo non gli possiamo dare torto. Tra narrazione ed evocazioni fotografiche “Giorni tranquilli a Clichy” si prende una tranquilla sufficenza.

Harry Miller – New York 1891 – Scrittore, pittore, saggista, reporter di viaggio statunitense. Autore anticonformista e antiborghese, è ricordato soprattutto per la rottura con le forme letterarie del suo tempo e lo sviluppo di un tipo di romanzo che intreccia autobiografia, critica sociale e riflessione filosofica.

Voto finale: 6

Francesca Vivalda per Global Story Telling