“Fino all’Ultimo Indizio” – Recensione. Disponibile in Digitale.

7 Mar, 2021

“Fino all’Ultimo Indizio” – Recensione. Disponibile in Digitale.
Il film è disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio premium su Sky Primafila e Infinity.
La storia messa in scena dal regista John Lee Hancock è molto tradizione; faremo la conoscenza (per l’ennesima volta) del tipico detective anziano un po disincantato e sospettoso di tutto e tutti che affronta un nuovo caso con  un giovane sergente fiducioso nel sistema. Dopo un primo moento di reciproca diffidenta lavorano insieme e trovano il tipico sospettato che ha tutte le caratteristiche per essere identificato come il perfetto colpevole. “Fino all’Ultimo Indizio” quindi procede nel più classico dei modi ma assume una sua dimensione particolare perché più che la caccia all’assassino e il tipico gioco al massacro psicologico al regista sembra importare qual è lo stato d’animo con cui i personaggi si approcciano al loro lavoro. John Lee Hancock riprende una sceneggiatura che risale ad altro 20 anni ed è per questo che risulta perfettamente riconoscibile quella tipica atmosfera che si rifà ai polizieschi e noir tipicamente anni ’70.
Altra caratteristica che gioca a favore del film è il fatto che non esagera mai nella messa in scena. Nessuna esplosione forzata, nessun inseguimento con inevitabile distruzione di automobili. Tutto si svolge in maniera sobria con una messa in scena essenziale ma mai banale e perfettamente curata che non sfocia mai nel puro intrattenimento. I dialoghi sono ridotti al minimo, le riprese sono spesso in notturna in una città spettrale con movimenti di camera sempre molto controllati e che si spostano prevalentemente con continui zoom sui personaggi anziché movimenti laterale cosi da puntare maggiormente sull’empatia dei personaggi rispetto al ritmo narrativo.
Tutto quindi è perfettamente costruito per mettere in scena un perfetto thriller ma se i primi due terzi di storia vengono raccontati in tal senso, si arriva ad un’ultima parte che cambia decisamente tono e intenti. La conclusione risulta però troppo breve per il potenziale che avrebbe avuto legato ad un importante rovesciamento, un colpo di scena inaspettato che sovverte alcuni canoni delle sceneggiature hollywoodiane. Complice il poco tempo dedicato a tale ribaltamento, alcune mancanze forse a livello di dialoghi o la poca incisività quando invece serviva un cambio di passo. Il finale con il suo carico emotivo e soprattutto etico meritava di incidere maggiormente e creare un maggior legame con il pubblico cosi da poterlo spiazzare maggiormente.
Rimane senza nessun dubbio il piacere di aver visto un poliziesco anni ’70 come non se ne vedono più, un film che non esagera mai nella messa in scena in un periodo in cui si cerca di sovraccaricare i film per primeggiare e la prova solida degli attori scelti. Denzel Washington offre la sua tipica solidità da attore consumato, Rami Malek riesce a comunicare le sfumature del carattere che gli viene affidato. Jared Leto riesce a infondere tutto il suo metodo in un personaggio affascinante e sfuggente che sembra essere colpevole senza davvero esserlo fino in fondo.
Andrea Arcuri