“Il Rilegatore” di Bridget Collins. Recensione

16 Gen, 2021

“Il Rilegatore” di Bridget Collins. Recensione 


Un aspetto che amo dei libri è che possono partire in un modo e poi cambiare improvvisamente strada, lasciandoti senza parole. E’ quello che mi è successo leggendo il romanzo “Il rilegatore” di Bridget Collins, opera che passa da essere quasi noiosa (fino a pagina 161 mi sono chiesta: “E quindi?”) a creare dipendenza.                                                                                    

Emmett è un giovane contadino che, dopo essere stato colto da una febbre delirante che lo ha bloccato per giorni, sente di essere cambiato:  è confuso, molto debole e soprattutto non riesce a ricordare nitidamente cosa sia successo i giorni precedenti al suo malanno. La sua famiglia lo tratta con condiscendenza quasi come se accettasse il fatto che lui non sarà più in grado di occuparsi della fattoria e succedere un giorno al padre. In effetti è proprio così: pochi giorni dopo la sua fragile ripresa i suoi genitori decidono che deve accettare la proposta di lavoro da parte di una rilegatrice di libri che lo richiede come suo apprendista. Fatto inspiegabile dato che da sempre Emmett, sua sorella, i suoi compagni di scuola e tutti i suoi conoscenti sono stati tenuti alla larga dai libri definiti pericolosi e malefici. Perché allora questa decisione da parte dei suoi? Durante il suo apprendistato dall’anziana rilegatrice Seredith, Emmett capisce cosa siano davvero i libri: scrigni colmi di memorie e ricordi i cui proprietari voglio assolutamente dimenticare e, grazie ai rilegatori, riescono a farlo. Un lavoro duro ma soprattutto scomodo che Emmett inizialmente rifiuta con fermezza dubitando sempre più della scelta compiuta dalla sua famiglia. E poi perché Lucian Darnay, giovane aristocratico recatosi da Seredith per rimuovere ricordi troppo pesanti, gli parla come se si conoscessero pur non essendosi mai visti? Emmett lo guarda con diffidenza e astio senza sapere realmente il motivo eppure… c’è un eppure ma saranno le voci narranti dei due ragazzi a raccontare i ricordi che li legano e, proprio per questo, vogliono dimenticare. Ultima cosa, se i libri vengono bruciati i ricordi si recuperano, interessante, vero?

A parte alcuni elementi molto importanti ma non specificati come il paese dove si svolge il tutto (quasi sicuramente il Regno Unito dati i nomi delle città e dei personaggi) e l’epoca esatta (fabbriche, carrozze, ville sontuose e descrizione degli abiti fanno pensare ad un tardo ‘800) “Il rilegatore” merita le ottime critiche ricevute da media britannici di prima grandezza come il Guardian, il Times e il Sunday Times… scommetto che ha creato dipendenza anche a loro, a me manca già pur avendolo finito da un giorno.

 

Voto finale: 8/9

 

Francesca Vivalda per Golbalstorytelling