“Cafards – Il buio dopo l’alba, è lo spettacolo che vorreste non vedere, perché parla di ciò di cui vorreste non parlare” – racconta Nick Russo, autore e regista – “Per colpa di un invisibile nemico, siamo stati confinati, costretti a confrontarci con i nostri cari e con noi stessi, a rimettere in dubbio le nostre certezze, il lavoro, gli affetti, a sospendere i nostri hobby, a cercarne di nuovi da poter realizzare all’interno di quattro mura, le stesse quattro mura. Quando la realtà ci ha privato di punti saldi come l’andare al cinema, al pub, visitare gli amici, viaggiare, andare in ufficio, in università, uscire a cena, fare sport, come abbiamo reagito? Se già le limitazioni di movimento, per giunta temporanee, hanno creato disagio e incertezza dentro i nostri cuori, una vera e propria fine del mondo a cosa ci porterebbe? Qui, all’interno di questa instabilità fisica, emotiva e mentale, i personaggi di Cafards si trovano a vivere la nostra realtà, spinta fino all’estremo, in cui non è a rischio la loro possibilità di muoversi, ma la loro stessa vita. Cinque superstiti si amano e si combattono, tra loro e dentro loro stessi, cercando disperatamente di fare la cosa giusta, di restare umani, di proteggere i propri cari, nella vana rincorsa verso la sopravvivenza, del corpo e dell’anima”.
“Nella preparazione dello spettacolo” – prosegue Nick Russo – “ho deciso di integrare la situazione attuale, rendendola parte del testo stesso, senza dichiararlo esplicitamente, ma senza temere l’uso delle mascherine e del distanziamento. Durante le prove gli attori tengono sempre le mascherine, utilizzano oggetti propri, limitando scambi e contatti a fugaci momenti di passaggio e risparmiando i momenti di maggiore prossimità, a situazioni in cui la mascherina è indossata anche per motivi narrativi. Siamo fortunati, perché questo testo in particolare, dato l’argomento trattato, si presta a un adattamento che tiene in considerazione la presenza del Covid-19 nei teatri e, ancor più in generale, nelle nostre vite”.
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