Intervista a Francesco Sacco. Viaggio nel suo passato artistico, nel presente con l’album d’esordio “La voce Umana” e uno sguardo al futuro.

27 Set, 2020

Intervista a Francesco Sacco.

Viaggio nel suo passato artistico, nel suo presente con l’album d’esordio “La voce Umana” e uno sguardo al futuro. 

 

Dopo la presentazione di “La voce Umana”, primo album di Francesco Sacco ecco un’intervista che il cantautore milanese ha voluto concederci in forma privata. Il percorso artistico, l’idea dell’album e il suo ordine tra le tante emozioni sono solo alcuni degli argomenti di cui abbiamo parlato.

 

Ciao Francesco, complimenti per il tuo album e grazie dell’intervista. L’emozione del tuo primo Live? Come ti senti?

Mi sento molto bene, all’inizio davvero emozionato perché in questo disco c’è tanto di me. Cantarlo la prima volta davanti ad un pubblico con i miei collaboratori che mi hanno accompagnato per tutto questo tempo è stato stupendo. Luca Pasquino suona con me da tantissimo tempo e abbiamo diviso il palco da sempre quindi c’è sintonia e massima fiducia. Davide Andreoni è l’ingegnere del suono e ci vuole tanta pazienza e sensibilità. Si deve creare la massima fiducia verso qualcuno che sappia accogliere le tue emozioni e metterle sulla console per poi trasmetterle al pubblico.

 

Musica classica, blues e rock…come hai fatto a passare da questi generi musicali in teoria molto distanti tra loro ma che, ascoltando il tuo album si uniscono in maniera cosi armoniosa?

Sono mondi molto diversi che si scontrano e questa cosa mi piace moltissimo perché quando un incontro è troppo pacifico risulta poco interessante. Questi sono tutti tasselli in perfetto ordine cronologico del mio percorso artistico che mi permettono di non riconoscermi solo come musicista classico oppure appartenente solo al rock o blues ma in ognuno di questi ho preso quello che mi interessava. La musica classica è perfetta, una visione armonica che è matematica pura. Dal blues invece mi ha scioccato la sua semplicità; questo genere ha un vocabolario molto ristretto perché creato da persone semplici ma da questo, che sembra essere poco, ne nasce musica eccezionale e spesso molto commovente. Il rock è movimento ed è per questo che le mie canzoni sono cosi armoniche senza essere pop.

 

Dopo tutto queste sonorità messe insieme, anche il lavoro nella creazione di colonne sonore. Come mai e che differenze ci sono tra questi due campi lavorativi?

Fare colonne sonore è stato un qualcosa arrivato per caso. Facevo altro nel mio percorso formativo e mi ha contattato una coreografa. All’inizio per una semplice consulenza musicale e poi facendo un salto nel vuoto sono finito a comporre totalmente la musica di uno spettacolo teatrale. Questo mi ha dato tantissimo spazio libero per la mia creatività e la mia voglia di crescere e questa cosa per me è importante. Infatti in una colonna sonora se una traccia ti viene da farla durare molto puoi farlo, in un disco certamente non è possibile.

 

L’album ha un filo conduttore? Parli spesso di emozioni che partono da situazioni di disagio (tranne “A Te”) ma c’è un legame più intimo che le lega tutte insieme?

Sia musicale e sia tematico. Tutte le canzoni parlano di relazioni ed è come se ad un ascoltare “invisibile” stai raccontando i tuoi sentimenti ed emozioni. Molte partono da relazioni private, ad esempio con mia moglie Giada oppure con me stesso tipo “L’invenzione del Blues” che racconta di un rapporto di fantasia e della ricerca di se stessi e del tuo posto nel mondo.

 

Le canzoni dell’album quindi hanno un ordine ben preciso? Ne hai lasciate tante in cabina di registrazione e come mai?

Certamente, hanno un ordine non proprio cronologico ma certo un senso particolare. Il primo brano “La voce Umana”, ad esempio è un intro come una dichiarazione d’intenti e riprende il tema cantato nell’ultima “Il lido di Venezia” in un perfetto collegamento ciclico. Nel mezzo tante emozioni raccontate in un perfetto ordine emotivo. Tante canzoni sono state lasciate per strada e non sono finite nell’album definitivo; se una canzone non funziona subito e non mi convince allora significa che è giusto che non finisca nella tracklist finale. Una canzone ha un suo “scheletro” fatto di testo e musica, ci si può lavorare sopra ma nel mio caso se non mi ci riconosco fino in fondo allora vuoldire che non va bene. Invece se mi convince e possiede una perfetta progressione di accordi e parole allora può solo migliorare pur cambiando il suo “vestito”. Ad esempio io sono un chitarrista ma in questo album ci sono poche chitarre perché ho notato che per esigenza musicale molte canzoni funzionavano meglio su altri strumenti come il pianoforte e allora mi sono adattato.

 

Progetti futuri? Senti già l’esigenza di un nuovo album e porterai avanti anche il lavoro iniziato nella creazione di colonne sonore?

Ho già in mente qualcosa per il secondo album ma è ancora presto, ora mi voglio concentrare su “La voce Umana” che vorrei fosse un trampolino di lancio per tutto quello che verrà in seguito. Certamente continuerò a lavorare nel teatro con le colonne sonore tramite il collettivo ” Cult of Magic” di cui faccio parte. Ora sto lavorando alla creazione di una colonna sonora che sarà composta da ben 72 piccole tracce.

 

Un ringraziamento alla disponibilità e professionalità di Francesco Sacco. Genuino e forte allo stesso tempo nel suo modo d’essere e di come riesce a mettere tutto questo nelle sue magnifiche canzoni. Un augurio sincero e personale per tutti i suoi traguardi e che la sua musica venga ascoltata da più persone possibili. 

 

Andrea Arcuri