Cinema e musica: un festival che unisce davvero tutti. Recensione della serata conclusiva del MITO festival.

20 Set, 2020

Cinema e musica: un festival che unisce davvero tutti.

Recensione della serata conclusiva del MITO festival.

Si è concluso ieri sera al Teatro Dal Verme di Milano il Festival Internazionale della Musica che ha avuto come protagonista un’attenta scelta di colonne sonore del grande cinema. Ad interpretare i grandi successi cinematografici è stata l’Orchestra Teatro Regio Torino diretta dal maestro Sesto Quartini con la presenza di due ospiti speciali: il pianista Giuseppe Albanese e il trombettista Sandro Angotti. Un’orchestra tutta Italiana dunque, che ha allietato per circa due ore una platea variegata di persone di ogni età e nazionalità.

Il concerto è stato introdotto da Gaia Varon la quale ha sottolineato il ruolo della musica nei film, un ruolo che sebbene possa sembrare secondario, in realtà rende possibile allo spettatore la corretta percezione della scena e dunque completa l’intento del registra. Affichè una pellicola abbia successo non può che essere accompagnata dalla “giusta” musica, capace di sucitare, insieme alle immagini, una determinata emozione. Ed è questo il motivo per cui spesso le colonne sonore dei film di successo sono scelte da famosi repertori musicali.

Nella visione di un film, spesso la musica è sentita, ma non ascoltata. Ed è per questo per cui vale la pena riproporre tali colonne sonore in un contesto specifico in cui è possibile dare loro il giusto rilievo. Nell’ascolto di una colonna sonora viene naturale collegare la musica ad una scena del film, ma se si è davanti ad una orchestra questo consente al pubblico di staccarsi dal condizionamento visivo e di essere completamente trasportati dalla musica. Grazie a questa serata organizzata da MITO, tutto questo è stato possibile. Colonne sonore di grandi film come “Il grande dittatore” di Charlie Chaplin (1940), “007 – Zona pericolo” di John Glen (1987) e “40.000 dollari per non morire” di Karel Reisz (1974) scritte rispettivamente dai grandi compositori quali Johannes Brahms, Aleksandr Borodin e Pëtr Il’ic Cajkovskij sono solo alcune delle performance interpretate da Sesto Quartini e la sua orchestra.

E’ stato un vero e proprio concerto di colori, intesi come sfumature di toni, ritmi, pause e note. Era possibile cogliere i suoni emessi da ciascun strumento, ogni musicista dell’orchestra era protagonista, ma al contempo si percepiva la loro fusione che conduceva ad una musica d’insieme di alto livello.

Il contributo degli ospiti ha arricchito la serata donando agli spettatori veri e propri momenti di pathos: ritmi allegri, lenti, moderati e briosi che si susseguivano. Il pianista Giuseppe Albanese ha sicuramente dato un’interpretazione originale di una composizione di Dmitrij Šostakovic e successivamete ha ulteriormente deliziato la platea con un breve fuori programma che, come lui stesso ha detto, aveva proposto nella stessa sala 15 anni fa. Non di minore importanza è stato l’intervento di Sandro Angotti che con la sua tromba ha rallegrato e scaldato i cuori di tutti. Peccato non abbia anche lui, come il pianista, proposto un fuori programma.

Ciò nonostante è stata una serata in cui la musica classica ed il cinema si sono rivelate, così come qualcuno aveva detto, un vero e proprio trionfo per due motivi: il ritorno al teatro di presenza e la scoperta della musica come un vero alleato anti-Covid.

Ersilia Leonardis