“Undine : Un Amore per Sempre ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 24 Settembre

16 Set, 2020

“Undine : Un Amore per Sempre ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 24 Settembre 

Undine Wibeau (Paula Beer) lavora come storica presso il Märkisches Museum di Berlino : il suo compito è esporre ai visitatori i plastici che raffigurano la città e spiegare i suoi progressivi stadi evolutivi. Undine è appena stata lasciata dal suo fidanzato Johannes  (Jacob Matschenz), nonostante lui abbia giurato di amarla per sempre. Un giorno la ragazza conosce Christoph (Franz Rogowski) ed è amore a prima vista. Undine ricostruisce la sua vita come tante volte Berlino ha ricostruito se stessa. 

Non è un caso che il nome della ragazza assomiglia molto a quello di Ondina, creatura marina del folklore europeo legata ad una storia d’amore e successiva vendetta. Il regista tedesco Christian Petzold trae infatti ispirazione da questa idea mitologica descritta da Paracelso prima e successivamente da Ovidio e Hans Christian Andersen per poi essere rielaborata durante il Romanticismo. Bisogna quindi approcciarsi al film in quest’ottica mitologica cosi da accettarlo man mano che lo si vede dato che il concetto viene introdotto gradualmente. All’inizio c’è solo la similitudine nel titolo come unico indizio per poi virare al soprannaturale in maniera a volte esplicita ma anche poco chiara. Anche il parallelismo tra questa storia d’amore non convenzionale che pian piano si trasforma e l’evoluzione di Berlino risulta chiara in un secondo momento. In un primo momento ascoltare i lunghi racconti di Undine come guida turistica sembrano fuori luogo, ma pian piano capiamo che questi servono per conoscere la storia di una metropoli ancora in grado di celare misteri e che ha sempre subito trasformazioni. 

Nel film ci sono anche altri piccoli indizi come il legame particolare di Undine con l’acqua e alcuni sogni premonitori ma è soprattutto il carattere rarefatto e spettrale del regista che torna a manifestarsi dopo i precedenti lavori oltre a rinnovare la collaborazione con i due attori protagonisti. Soprattutto Paula Beer, premiata giustamente con l’Orso d’Argento per questo ruolo, dona al personaggio una bellezza moderna ma che sembra arrivare da lontano, eterea ma concreta nelle intenzioni. 

Bisogna però precisare che il mito delle Ondine da cui, ad esempio prende spunto in parte la nota storia de “La Sirenetta”, ce lo immaginiamo con particolari caratteristiche iconografiche che qui risultano assenti; oltre al fatto che anche la stessa storia d’amore cosi come viene raccontata non ha volutamente una resa convenzionale perché scadenzata da un ritmo a volte lento. Il film risulta non tanto facile da leggere per il suo procedere pacato e astratto lasciandoci un po’ perplessi dal tono scelto : non abbastanza surreale da essere considerato una rielaborazione moderna ma fantastica ma non abbastanza reale da coinvolgere un tipo di pubblico amante del realismo. 

Andrea Arcuri