“Notturno”- Recensione. Al Cinema dal 9 Settembre 2020

9 Set, 2020

“Notturno” – Recensione. Al Cinema dal 9 Settembre 2020

 

Il documentario racconta “la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature e invasioni fino all’apocalisse omicida dell’ISIS”. Queste le parole del regista Gianfranco Rosi nel descrivere il suo lavoro che è il risultato di tre anni di girato in Medio Oriente sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano. 

 

Non solo i temi che lo stesso regista ha detto di aver affrontato ma il documentario parla anche del controllo del territorio e la sicurezza delle frontiere nazionali, la disperazione post-bellica e l’immigrazione verso occidente. Tutto unito per raccontare storie diverse, al di là delle divisioni geografiche ma unite da storie uniche e condivise. Sono circa 100 minuti densi di queste visioni e Gianfranco Rosi riesce nel suo intento di mettere insieme molti temi cosi importanti. Il regista nei suoi lavori precedenti ha spesso trovato composizioni clamorose ed è sempre stato bravissimo a centrare il punto di vista giusto per mostrare qualcuno o qualcosa nel suo ambiente. 

In questo caso il documentario sembra vivere di istantanee, momenti fermi di belle raffigurazioni statiche e questo fa perdere un po’ di mordente e di forza nel loro significato. Sembra quasi di entrare in una bella galleria d’arte con una moltitudine di affreschi e quadri dove ci si sofferma alcuni minuti fugaci o per tempi un pochino più lunghi con l’intento di suggerire e suscitare riflessioni postume alla visione.  

L’immaginario di quelle zone tanto martoriate dalla guerra e dalle oppressioni politiche sono state spesso alimentate dalla televisione sature di immagini e idee sempre uguali. Gianfranco Rosi cerca di rompere questa catena grazie a dalle immagini riprese in momenti di quotidianità e senza mai mettere in scena la guerra in modo diretto .Risulta molto importante la presenza o assenza di certi suoni che vanno a ripetersi e che vengono usati per dare senso, sottolineare, puntare l’attenzione, stupire ed evocare. I dialoghi invece sono ridotti al minimo. In questo più che in altro il sound di contorno e d’atmosfera risulta importante, fondamentale e unico mezzo sonoro che ci accompagna durante la visione. 

 

Dopo tutte queste considerazioni ne viene fuori un film forse troppo “suggerito” che vive di momenti molto chiusi in se stessi. Tanto non viene esplicitato e forse viene richiesto al pubblico uno sforzo troppo grande nel dare senso e unione a tutto quello che si è visto. Ne risulta una visione molto ostica, poco fluida e soddisfacente se non si è abituati e propensi a tali caratteristiche. 

 

Importante e molto significativo il fatto che “Notturno” è l’unico film internazionale che sarà presentato in altri importanti Festival in giro per il mondo: New York Film Festival, Toronto e Telluride, il London Film Festival, il Festival di Busan e il Festival di Tokio. Davvero un bel traguardo per il regista che nel 2013 ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia con “Sacro GRA” e nel 2016 ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino con “Fuocoammare”, per il quale è stato anche candidato all’Oscar al miglior documentario.

 

Andrea Arcuri