“Sto Pensando di Finirla Qui” – Recensione in Anteprima. Disponibile su Netflix dal 4 Settembre 2020

28 Ago, 2020

“Sto Pensando di Finirla Qui” – Recensione in Anteprima.

Disponibile su Netflix dal 4 Settembre 2020

Cindy va nella casa d’infanzia del fidanzato Jake, la permanenza con gli adorabili genitori si fa pian piano sempre più strana e il ritorno a casa sotto una tempesta di neve peggiora ulteriormente la situazione.

 
Sebbene la trama possa sembrare semplice bisogna subito dire che Charlie Kaufman non realizza mai un cinema banale. Basti nominare “Essere John Malkovich” oppure “Se mi Lasci ti Cancello” per capire come cerchi sempre di analizzare le anomalie dell’animo umano in maniera originale e fantasiosa. Il suo ultimo film uscito su Netflix è tratto dal libro di Iain Reid e risulta essere un racconto molto più minimalista e realistico del solito ma non per questo meno intimista.  
 
Sicuramente è un film basato molto sulle interpretazioni ( di performance e di stati d’animo) e gli attori scelti risultano particolarmente in sintonia con il tono sempre più nervoso di questa storia. Toni Collette è una mamma accomodante ma con tic fantastici e nevrotici, David Thewlis riesce sempre a dare un tono particolare ai suoi personaggi ma sono i più giovani a venire maggiormente alla luce. Jesse Plemons è un caratterista da ormai venti anni ma che non ha ancora avuto la sua occasione per essere protagonista e qui ci riesce al meglio e Jessie Buckley è una giovane scoperta che ha interpretato solo una manciata di film e alcune serie tv ma che riesce a primeggiare e tenere il film con la sua bravura. 
 
Il regista ancora una volta dona al film una sua originalità senza compromessi con toni a volte dilatati che non si capisce dove vuole finire e altri più deliranti che lasciano sconcertati e sembrano fuori posto. Il pathos che cresce è diverso da tanti altri e penetrante nella pelle anche perché il più delle volte inaspettato e in tal senso è magistrale l’uso (e non abuso) della colonna sonora. Inoltre il film è costellato da discorsi e divagazione filosofiche che di per se potrebbero essere fungere da spunto di riflessione per discussioni da post visione ma che incastonate in questo film non fanno altro che aumentare il susseguirsi di situazioni tanto veritiere quanto assurde e che acquisiscono significati molto diversi. 
 
Tutto quello che vediamo è un turbine di sensazioni e di direzioni prese controcorrente difficili da descrivere. Non siamo mai nel campo dell’horror in maniera diretta anche se alcune situazioni ci si avvicinano parecchio. Lo stile di Kaufman è ben distinguibile per come decide di parlare al pubblico perché usa spesso allegorie e metafore per andare al centro. Il regista riesce sempre a trasmettere sensazioni e mettere in piedi situazioni assurde ma che solo in un certo modo, il suo  possono venire fuori per quanto alcune risoluzioni possano sembra fuori luogo (ad esempio la scena del ballo). 
 
Per tutto questo il regista e il film stesso porta ad una precisa e profonda limitazione : il fatto che può non piacere a tutti perché decisamente non per tutti. Solo chi già conosce questo stile e lo ha apprezzato in passato può capire totalmente le mille sfaccettature e accettarle al massimo della loro espressione. Per tutti gli altri c’è un forte senso straniante che magari allontana ma forse è anche l’occasione per provare ad ascoltare una voce diversa che ci parla di sentimenti universali e che visti sotto una luce differente possono essere capiti e apprezzati in maniera differente. 
 
Andrea Arcuri