” So Cosa Hai Fatto ” Recensione. Al Cinema dal 16 Luglio 2025.

17 Lug, 2025

Dopo aver causato inavvertitamente un incidente d’auto mortale, cinque amici nascondono il loro coinvolgimento e fanno un patto per mantenere il segreto evitando di affrontare le conseguenze. Un anno dopo, il loro passato torna a tormentarli e sono costretti a confrontarsi con una terribile verità: qualcuno conosce quello che hanno fatto la scorsa estate ed è deciso a vendicarsi. Gli amici, perseguitati uno a uno da un assassino, scoprono che è già successo in passato e si rivolgono a due sopravvissuti del leggendario “Massacro di Southport” del 1997 per chiedere aiuto.

Il reboot (ma in parte anche remake o sequel) va a ripercorrere la storia senza tante modifiche cercando di puntare molto sull’ effetto nostalgia con il ritorno di alcuni membri del cast originale. Per il resto siamo di fronte a un classico slasher senza tanti fronzoli, aggiunge, discorsi secondari od originali che oscilla tra la suspense mediocre e spaventi improvvisi. Sappiamo bene che andrà incontro a un destino segnato, sappiamo anche chi sopravviverà e le sorprese saranno abbastanza prevedibili con molti momenti che chiedono al pubblico di sospendere la propria credibilità di risvolti e comportamenti per lasciarsi andare al piacere di vedere morti cruenti, personaggi d’alta borghesia che danno sfoggio della propria bella vita mentre cercano di sopravvivere. I buchi della trama superano il limite tollerabile e nonostante cerchi di portare avanti i suoi (troppi) minuti di durata complessiva regalando false piste, quello che sarà la risoluzione del mistero diventa pian piano sempre più prevedibile. 

Si perché in questi film i personaggi abitano sempre in grandi ville a bordo mare, hanno macchine costose e sono sempre vestiti in maniera impeccabile con colori sgargianti dove tutto luccica grazie a una fotografia satura e abbondante. Il mistero non è certo di quelli difficili da risolvere quindi viene certo chiesto al pubblico di provare a indovinare ma tutto sommato non è neanche il punto centrale e meglio sviluppato. Le morti, vero punto d’interesse per pellicole come queste, sono cruenti ma fino a un certo punto, non mancano i bei momenti di squartamento ma ovviamente le situazioni più spinte avvengono fuori campo oppure visibili fino ai limiti della censura.

Prendendo quindi valore e metro di giudizio tutto questo, ecco che il film può essere incasellato tra quelli fieri di essere di serie B da vedere con una compagnia non molto attenta o pretenziosa a quello che sta succedendo sullo schermo se non a provare un timido ribrezzo alle fantasiosi uccisioni del serial killer. 

Perde l’occasione di dare al pubblico qualcosa di davvero originale e soprattutto fare un’analisi dei giovani di oggi con le loro stories sui social o le loro manie magari mettendoli a confronto proprio con quelle dei ragazzi degli anni ’90. I personaggi messi in scena sono stereotipati e senza tante pretese e quei pochi spunti che potevano essere interessanti, si perdono tra un’uccisione cruenta prevedibile e l’altra.

 

Andrea Arcuri