Si è figli di genitori che, ad un certo punto, smettono di essere gli unici punti di riferimento e diventano semplicemente persone che, alle volte, è bene rinnegare. C’è, nella vita di ognuno, un giro di boa che mette tutto in discussione. Superare quelle metaforiche colonne d’ Ercole fa rendere conto di tante, troppe cose che erano tollerate nel compito forzoso di crescere e di emanciparsi. Nell’ “Anniversario” c’è una disamina accurata e spietata di cosa è stata la famiglia per un certo periodo storico. Un monolite che non si modificava ma piuttosto che evolvere, riconoscendone gli errori, correva il rischio di spezzarsi e fare deflagrare i singoli pezzi anche molto lontano da sé.
Il libro di Bajani, recente vincitore del più prestigioso premio letterario italiano, è la storia paradigmatica di una famiglia disfunzionale ma la cui tipologia era molto ben radicata nella società degli anni settanta, ancora prima dell’ avvento del divorzio, ancora prima dell’ emancipazione femminile, della lotta al patriarcato.
Un modello che per l’Italia del tempo era ritenuto normale ma che di giusto non aveva proprio nulla. Un padre padrone che imponeva il suo potere sulla moglie e per estensione anche sui figli, che esercitava un controllo pressante, gettando un’ ombra scura che non faceva vedere la strada maestra che se seguita avrebbe condotto fuori dall’inferno. Il testo si fregia di una scrittura asciutta, il romanzo è un resoconto quasi documentaristico di quello che avveniva all’ interno delle quattro mura domestiche, ben celato agli occhi del mondo. Un racconto sincero ma che non mira mai a raccogliere la compassione di chi legge. Piuttosto ha lo scopo di rendere giustizia a chi quel male lo ha subito e lo ha assorbito fino ad avere la forza di rigettarlo e di qualificarlo, come è giusto che sia, con un’aggettivazione negativa. Un concetto di famiglia che estromette il rispetto, la cura e la valorizzazione dei suoi elementi privandoli dei più elementari diritti non può essere definito in altro modo che tossico.
Una famiglia dalla quale ci si può affrancare, dalla quale ci si può salvare solo mettendo un punto fermo, decidendo che non se non vuole più fare parte. Dopo un periodo di latitanza agguantare il coraggio che serve per rompere definitamente con un passato se non lo si vuole rivivere anche nel presente.
Andrea Bajani scrive un libro coraggioso. L’ autore non teme il giudizio sociale perché sa di specchiarsi nella storia di tanti, troppi esseri umani che, per salvarsi, hanno dovuto e devono ancora uccidere una parte di loro stessi e della loro storia familiare per rinascere a nuova vita.