La prima parte dell’intervista all’associazione Apellenuda sul Festival Olistico 2025 potete leggerla qui…
Ecco la seconda parte dell’intervista a Chiara Tommasoli, vice Presidente dell’associazione Apellenuda. Dopo aver parlato dell’imminente Festival Olistico 2025 ecco che ci siamo concentrati su alcuni aspetti più introspettivi legati al tipo di persone che si avvicinano a questo evento, con quale ottica e magari paure e come i componenti di Apellenuda riescono ad aiutare queste persone.
Partiamo dalla tua esperienza diretta. Cosa ti ha fatto avvicinare a questo mondo e come porti avanti nel quotidiano tale ideologia nella tua vita?
Non parlerei tanto di ideologia quanto di un modo di essere e sentire, che poi si riflette in ogni aspetto della vita. Nella mia esperienza personale c’è stato un momento diversi anni fa ormai, in cui mi sono sentita bloccata, sia a livello energetico che spirituale. Allo stesso tempo, sentivo un richiamo forte e viscerale verso il tantra, un bisogno di esplorare l’energia nella sua essenza. Ricordo ancora il mio primo Festival, che avevo scelto come una sorta di “via di mezzo”, un modo per avvicinarmi a questo mondo con leggerezza: all’inizio ero emozionata, ma anche spaventata. Durante il viaggio verso il luogo dell’evento ero piena di aspettative, ma appena arrivata ho sentito delle urla provenire da una sala di meditazione. Ho pensato: “Sono pazzi, me ne vado”. E invece, fortunatamente, ho aspettato e da quella sala sono uscite persone cariche di vita, che ridevano e si abbracciavano. È stato lì che ho capito: è questo ciò che cerco!
Da lì è iniziato tutto. Mi sono tuffata in questo universo e ho riscoperto il piacere del mia energia e del movimento, della danza come linguaggio creativo, della connessione profonda con il corpo e con gli altri, che è diventato il focus della mia ricerca. È stato un percorso che mi ha trasformata, portandomi a seguire il Tantra, a diventare insegnante di yoga, operatrice bioenergetica, counselor relazionale. Quel primo passo ha riacceso una fiamma potente, che oggi alimenta anche il mio impegno quotidiano. Il mio desiderio, così come quello degli altri membri di Apellenuda, è quello di trasmettere la stessa possibilità agli altri e lo facciamo proprio con il nostro Festival. A chi è incuriosito ma ancora dubbioso, dico: oltre la paura, c’è tanta bellezza.
Grazie di aver condiviso questo racconto così intimo. In che modo le persone si approcciano a Voi e cosa portano a livello personale?
Molti si avvicinano con curiosità, ma anche con timori — soprattutto chi è alla prima esperienza. L’idea di condividere non solo pratiche olistiche, ma anche la nudità, genera spesso insicurezze. Il nostro primo messaggio è sempre molto chiaro: fate solo ciò che sentite, nei vostri tempi e nei vostri modi. Il Festival si sviluppa su più giorni, e questo permette a ciascuno di esplorare, ascoltarsi, cambiare idea. Per questo non forziamo mai nessuno: invitiamo semplicemente ad aprirsi con gentilezza, vivendo il momento presente, passo dopo passo, con la mente aperta.
Per molti, la nudità rappresenta il principale nodo da sciogliere. È ancora spesso vissuta come un tabù, intrecciata a significati culturali che la associano automaticamente all’erotismo o alla vergogna. Ma spogliarsi non significa esporsi passivamente: significa piuttosto liberarsi da un peso, da un condizionamento che ci accompagna da sempre.
Sappiamo bene quanto sia delicato, per ciascuno, il processo di aprirsi e mettersi in gioco. Ma quando questo accade — nel rispetto dei propri tempi — si risveglia una vitalità autentica, profonda, che lascia un segno a volte più potente che in altri ambiti in cui non c’è la nudità.
Il contesto che proponiamo è prima di tutto sicuro, accogliente e rispettoso. Un luogo in cui la nudità perde ogni connotazione morbosa o artificiale e torna ad essere ciò che davvero è: un gesto semplice, umano, potente. Un’espressione di libertà, di bellezza, di presenza.
In una società così carica di sovrastrutture e condizionamenti come la nostra, anche un semplice gesto come il mostrarsi per ciò che si è può diventare un atto rivoluzionario. Una rivoluzione silenziosa, ma potentissima, che restituisce dignità e autenticità alla nostra energia più profonda, ancestrale e vera.
E quello che accade, puntualmente, è che il blocco iniziale svanisce. Superati i primi momenti, quasi tutti ci confidano la stessa cosa: “Dopo un po’, ci si dimentica completamente di essere nudi.” Perché quando il corpo è accolto, lo è anche l’anima.
Ci sono pregiudizi, idee sbagliate e magari un senso di paura legato a una conoscenza distorta dell’argomento?
Il vero timore spesso non è solo “essere nudi”, ma relazionarsi con l’altro da un luogo autentico. Il contatto – che sia fisico, emotivo o spirituale – è ciò che spaventa di più. Abbracciarsi, toccarsi con rispetto, lasciarsi andare… sono tutte esperienze potenti, ma anche vulnerabili che richiedono presenza, fiducia, ascolto profondo.
Noi non forziamo mai nulla. Offriamo possibilità, non imposizioni. Ognuno ha il diritto — e anche il dovere verso sé stesso — di stabilire i propri confini, e noi ci impegniamo a rispettarli profondamente.
Spesso la paura nasce da una conoscenza distorta di questi percorsi, carichi di fraintendimenti. Il nostro intento è semplice: offrire uno spazio fertile, dove ciascuno possa accogliere un risveglio spontaneo, emotivo, spirituale.
C’è la possibilità di avere un supporto di tipo psicologico lungo il percorso? Avete avuto esempi in cui qualcuno ha provato un senso di smarrimento o disagio?
Assolutamente sì. Siamo tutti counselor professionisti e quindi mettiamo prima di tutto a disposizione noi stessi per creare un ambiente in cui ci si senta accolti e ascoltati. Se qualcuno ha bisogno di parlare, siamo sempre presenti. In questi anni non ci sono mai stati casi di forte ansia o disagio da parte di nessuno e questo per noi è il segno che l’ambiente che costruiamo funziona ed è accogliente e sicuro.
Notate che si avvicinano più coppie, single maschi o femmine? Nel caso cosa pensi di questa differenza?
In realtà i partecipanti del nostro festival sono molto eterogenei, coppie e single direi in egual misura. C’è una lieve prevalenza maschile. Spesso si pensa che gli uomini siano più spudorati, ma quando siamo tutti nudi, sullo stesso piano espressivo, le differenze tendono a sfumare. Le donne, in particolare, sentono più forte il peso dei giudizi sul corpo, legati a standard imposti. Ma proprio per questo, quando si lasciano andare, vivono esperienze ancora più liberatorie.
Cerchiamo sempre di bilanciare la partecipazione tra generi, soprattutto nei laboratori legati al tantra, per favorire dinamiche armoniche e inclusive. E lasciamo piena libertà alle coppie: alcune vivono tutto insieme, altre si aprono all’interazione con altri partecipanti, sempre nel rispetto reciproco.
Portate avanti nel corso dell’anno anche altri eventi collaterali come associazione oppure come singoli?
Certo. Collaboriamo con realtà affini, come ad esempio l’Essentia Medicine Festival o l’associazione Nudiverso e stiamo meditando di organizzare eventi nei mesi invernali. Inoltre, ogni membro del nostro team porta avanti durante l’anno corsi, pratiche e laboratori incentrati su yoga, tantra, crescita personale e benessere olistico.
Ringraziamo l’associazione Apellenuda per la gentile concessione di questa magnifica, lunga e intensa intervista. Abbiamo toccato moltissimi punti interessanti passando da quelli più pratici nell’organizzare il Festival Olistico fino ad aspetti più introspettivi, emotivi ed energetici. L’aspetto che più tenevamo a far passare è che l’associazione vuole portare avanti un messaggio di affermazione e di presa di coscienza dell’individuo da molteplici aspetti e per farlo mette a disposizione di tutti persone esperte nei loro campi e un luogo specifico che vuole essere sicuro e protetto per tutti coloro che vogliono fare un passo di fiducia che al Festival Olistico non sarà assolutamente tradita.
Tutte le informazioni sul Festival Olistico 2025 potete leggerle qui…
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Andrea Arcuri e Chiara Tommasoli