Dopo un incontro fatidico con la sua famiglia, Sogno degli Eterni (Tom Sturridge) deve affrontare una decisione impossibile dopo l’altra nel tentativo di salvare se stesso, il suo regno e il mondo della veglia dalle epiche conseguenze dei suoi errori passati. Per fare ammenda Sogno deve affrontare amici e nemici di lunga data, dei, mostri e mortali. Ma il percorso verso il perdono è costellato di colpi di scena inattesi e la vera assoluzione potrebbe costargli tutto.
Tratta dalla premiata popolare serie a fumetti di DC Comics, la seconda stagione presenta l’intero arco narrativo di Sogno fino alla sua emozionante conclusione. Si parte con la ricerca della sua amata e della cessione da parte di Lucifer delle chiavi dell’inferno prendendo spunto dal racconto “La Stagione delle Nebbie” . Un dispetto per mettere Sogno in una posizione molto scomoda visto che dovrà scegliere con molta cautela a chi cedere tale importante responsabilità. Successivamente si offre la storia del popolo delle fate e del racconto di “Sogno di una Notte di Mezza Estate” di Shakespeare.
Al di là di aspetti narrativi e della scelta di raccontare i vari aspetti e risvolti del percorso di Sogno, si procede con un andamento ben consolidato come visto negli episodi precedenti. A livello estetico c’è una caratterizzazione di ogni luogo e dettagli fantastici che non lasciano nulla al caso. La recitazione del cast è volutamente molto teatrale con dialoghi esposti in maniera lenta e calma dove ogni frase ed esclamazione arriva dopo un’attenta riflessione.
Risulta inevitabile un certo senso di andamento ad “episodi” non nel senso più stretto del termine che si potrebbe descrivere come un trattamento frammentario di questa opera letteraria così immensa e che nella sua trasposizione trova spazio tra incastri e storyline più o meno precise. I fan più accaniti troveranno sicuramente molti aspetti non descritti nel modo giusto, spazio ridotto a personaggi e risvolti ma è bene sempre tener presente che ogni contesto, che sia televisivo o letteraria, ha inevitabilmente alcune regole di resa e quindi differente tra loro.
Alcuni difetti sono evidenti come il fatto che in alcuni momenti si vede che c’è stato speso un cospicuo budget mentre in altri si è scelto di andare a risparmio a cui aggiungere quel senso di drammaturgia forse un po’ altisonante che potrebbe non piacere. Alla fine però non possiamo alla fine che fare i complimenti agli showrunner Allan Heinberg e Jamie Childs per aver adattato tale (enorme) materiale di partenza rimanendo fedeli alla storia pur con le dovute aggiustature in termini di spazio.
Andrea Arcuri