Sylvia è un’assistente sociale che conduce una vita semplice e strutturata. La sua vita viene sconvolta quando Saul la segue a casa dopo la riunione del liceo. Il loro incontro a sorpresa avrà un profondo impatto su entrambi, aprendo loro la porta.
Bisogna subito precisare che siamo di fronte ad un film che richiede molta pazienza per essere seguito, spiega poco e chiede tanto al pubblico in termini di percorso cognitivo. Siamo poco abituati a questo tipo di processo e quindi potrebbe essere più ostico del previsto ma stiamo parlando di un nostro limite legato alle abitudini e bisognerebbe vedere più film di questo tipo per movimentare ancor di più la nostra percezione e capacità osservativa e analitica.
I due attori scelti come protagonisti sono soliti a prove attoriali davvero di alto profilo. Jessica Chastain riesce a passare a film più d’intrattenimento con prove drammatiche molto bene ma in questo caso specifico, senza nulla togliere a lei, la prova più impressionante è quella di Peter Saarsgard che non è nuovo a queste prove ma qui lascia particolarmente il segno.
Per fortuna evita facili pietismo, sensazionalismo, scorciatoie o abbellimenti di vario genere preferendo, con ferma convinzione e coerenza, un tocco malinconico con una ventata di speranza ma in maniera leggera che si muove in maniera non evidente ma che pian piano arriva al pubblico.
Il film evita anche di rendere espliciti alcuni passaggi narrativi ma soprattutto legati alle condizioni che soffrono i due protagonisti anche in modo un po ‘ furbo e per meglio veicolare il suo percorso scelto.
In effetti la parte più difficoltosa che ne limita un resa migliore riguarda la messa in scena delle malattie di Sylvia e Saul che per certi aspetti rimangono superficiali e solo sfiorati. C’è da precisare che lo stile scelto dallo stesso film è volutamente leggero, non profondo o troppo pesante evitando di cercare per forza lo shock o l’impatto a tutti i costi. Dall’altra parte e proprio per la sua grazie ed eleganze dispiace che tali condizioni psicologiche rimangano rese in modo così superficiale.
Tutto quindi è legato alla sensibilità personale del pubblico e su quale aspetto ognuno a livello personale può sentire una maggior empatia verso i protagonisti o rimanere distaccati.
Andrea Arcuri