Casa Surace approda a teatro e lo spettacolo che mette in scena, con la regia di Paolo Ruffini, è una summa di situazioni paradossali che non si discostano molto dal reale. Siamo tutti invitati ad una riunione speciale di condominio con la consueta simpatia che li contraddistingue dai loro fortunati esordi sul web. Durante lo spettacolo c’è un costante coinvolgimento del pubblico (e meno male). Gli attori, sul palco, accendono una luce per illuminare la platea e interagiscono con gli spettatori che diventano tutti quanti speciali condomini. Spesso però le battute si ripetono e sfruttano fino al midollo tanti e neanche troppo originali clichés. Nord contro sud, zia chioccia che si preoccupa della salute del nipote ma soprattutto di quanto e cosa mangi, il rito del caffè napoletano contrapposto al caffè (uno vale l’altro) che si trangugia al nord, giusto per rimanere svegli per produrre e fare soldi.
Nel complesso si crea un clima divertente e anche molto coinvolgente. Se si può muovere una critica è sicuramente quella di assistere ad uno sketch che si prolunga per la durata di una piece o anche a tante gag che messe semplicemente insieme fanno lo spettacolo. Non c’è in sostanza una vera e propria trama con uno sviluppo ben preciso. Si va per punti seguendo un ipotetico ordine del giorno. Lo stesso che viene consegnato prima di accedere in sala.
Punto di forza rimangono gli attori che recitano la parte ma sarebbero acclamati a prescindere dal testo che portano in scena. La loro fama li precede e si assiste ad una rappresentazione che ha molti limiti ma funziona ugualmente grazie all’ esuberanza, alla simpatia, al seguito dei componenti della factory Casa Surace che è ormai un brand che può fare, con qualche limite, anche teatro.
Virna Castiglioni per Global Story Telling