” Mani Nude ” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 5 Giugno 2025.

1 Giu, 2025

Davide una notte viene rapito e finisce prigioniero di una misteriosa organizzazione che lo costringe a lottare, a mani nude, in combattimenti clandestini estremi, che si possono concludere in un solo modo: con la morte di uno dei due sfidanti. Davide è costretto a spogliarsi della sua umanità per sopravvivere, seguendo le istruzioni di un carceriere e allenatore e pian piano tra loro nasce un legame segreto che si rivela essere l’unica possibilità di salvezza.  

Il secondo lungometraggio di Mauro Mancini è ispirato all’omonimo romanzo di Paola Barbato e nella messa in scena ricorda al pubblico l’azione qui rappresentata dalle tante scene di combattimento che non hanno nulla da invidiare da altri mercati più osannati. Soprattutto ci ricorda che una storia drammatica fatta di rimpianti, dolori personali, perdite e tanto altro che il nostro cinema è tanto (troppo!) affezionato può trovare forma di espressione differente da storia di personaggi medio-borghesi impostati che piangono miseria nelle loro posizioni privilegiate.

“Mani nude” parla di un losco giro di persone e luoghi dove vengono organizzati combattimenti clandestini dove si può uscire solo vivi mentre non c’è spazio per una seconda occasione. In questo giro arriva per caso il giovane Davide vittima di un rapimento forse non proprio casuale e che pian piano deve accettare questa nuova vita. Ad allena il ragazzo troviamo il roccioso  Minuto portato in scena da una prova attoriale maiuscola di Alessandro Gassmann. Vediamo quindi una prima parte fatta di allenamenti, combattimenti e poche parole con una violenza espressa in maniera brutale e di altissimo livello. Tutto questo serve per mettere in scena un contesto brutale fatto di rabbia e dove si sopravvive solo se ci si adatta e si accetta la propria natura animale e istinto di vivere.

La seconda parte cambia radicalmente e viene fuori tutta quella componente più intimista, emotiva e drammatica della vicenda. Certo si suggerisce che lo spettatore possa mettere in pausa alcuni interrogativi di logica e situazioni che risultano troppo facili nel loro progredire ma siamo talmente presi e conquistati da questi personaggi con cui abbiamo sofferto davvero che non possiamo distogliere l’attenzione anche per la curiosità di alcune situazioni in sospeso. Sebbene l’ingresso di un interesse amoroso per Davide sia tanto classico quanto prevedibile e inutile, giusto per dare una speranza di vita normale ecco che veniamo a conoscenza di un dramma avvenuto nel passato che fornisce una pesantezza specifica di forte impatto per tutti.

La parte d’azione si mescola bene con il melodramma e tutto risulta per la maggior parte coerente. L’empatia che proviamo verso questi personaggi arriva tramite mezzi più facilmente vendibili come la violenza che attirano il pubblico moderno e vengono messi in scena in maniera curata e credibile per poi riuscire a portare lo spettatore ad accettare anche altri aspetti più emotivi e intimi dei vari personaggi. Non tutti verranno conquistati da questo cambio di tono così repentino anche a causa di alcune svolte troppo prevedibili e meccaniche e qualcuno poi potrebbe storcere il naso per alcune differente rispetto al materiale originale ma qui viene da ricordare che le trasposizioni libro/film o altro devono prima di tutto fornire punti di vista differenti a seconda del mezzo scelto e della strada espressiva intrapresa.

Molti potrebbero rimanere dubbiosi da un finale spiazzante e non del tutto conclusivo ma trovo che spesso certi finali, per quanto discutibili, aperti e che non mettono in scena una vera presa di posizione da parte del regista, siano gli unici possibili rispetto all’idea iniziale.

Andrea Arcuri