“Ma Tu Chi Sei” di Bruno Arpia. Recensione

9 Mag, 2025

Un uomo, l’autore stesso, è alle prese con l’età che avanza, con il futuro che si restringe sempre più e con l’Alzheimer della madre ultranovantenne. Dai primi sintomi della malattia al difficile trasloco in una residenza per anziani: l’ormai cadente casa di famiglia viene chiusa e con l’ultimo giro di chiave il passato è quasi del tutto perduto. Il filo portante della narrazione è costituito dalle visite alla madre, con le sue domande ripetute in maniera ossessiva, i suoi smarrimenti, i suoi capricci quasi infantili, le crescenti difficoltà a riconoscere i nipoti o il figlio stesso, le dolorose lacerazioni che si producono in entrambi. Al racconto commovente del rapporto con la madre si alternano le confessioni autobiografiche sullo spaesamento in un’epoca di Covid e di guerra, le riflessioni sull’identità e sul timore della morte, e le digressioni sul funzionamento del cervello e della memoria, sulla malleabilità e l’illusorietà dei ricordi, sulle ricerche nel campo dell’Alzheimer. Bruno Arpaia sa fondere tutti questi elementi in un racconto teso ed emozionante, non privo di una soffusa e rassegnata ironia, in cui convergono molti dei demoni che ci assillano e dei tentativi per sconfiggerli, ridefinendo e ampliando la nozione stessa di romanzo.

“Ma tu chi sei” di Bruno Arpaia è un’accorato ricordo della madre, delle sue interazioni sempre più difficili per via di una malattia che cancella il passato e fa del presente un campo minato perché non consente di ricordare più nemmeno la funzionalità degli oggetti più banali impedendone il loro utilizzo corretto e a proprio vantaggio. È doloroso e convincente leggere i dialoghi che sono imbastiti da molte e identiche ripetizioni come dei copia e incolla sfuggiti al controllo che testimoniano, invece, quanto il dialogo sia stato difficile con chi ha smesso di riconoscere persone care e combatte quotidianamente con una nebbia che ottunde tutto quello che circonda l’ Io.

Un romanzo che non è autobiografico tout court ma si serve dell’ esperienza personale per raccontare cosa succede quando la propria madre si ammala di una malattia subdola che non conosce rimedio e ci rimane, da figli, solo la volontà di imparare un nuovo linguaggio per accettare un nuovo genitore fallace e fragile anche se abbiamo sempre conosciuto e amato il suo lato battagliero e forte. Da adulti si diventa, nolenti, badanti di chi ci ha messo al mondo. Dopo di loro, in loro assenza, inconsciamente sappiamo di essere i prossimi che la morte verrà a cercare. Un libro che trasuda sofferenza ma che, con lucida rassegnazione, fa di tutto per aiutare a comprendere quanto la morte sia solo un’ altra fase della vita e spetta solo a noi stessi l’ onere gravoso ma necessario, di fare in modo che la signora con la falce non ci sorprenda impreparati ma nemmeno atterriti dall’ angoscia.

Virna Castiglioni per Global Story Telling