Un anno fa la luna si è avvicinata pericolosamente alla Terra: un evento di “Supermoon” che ha innescato un gene latente in ogni essere umano sul pianeta, trasformando tutti in Lupi Mannari per una notte. Ne segue il caos e quasi un milione di vittime. Ora l’evento di Supermoon è tornato e due scienziati cercano di fermare la terribile mutazione e salvare il genere umano. Qualcosa non andrà per il verso giusto.
Ci sono film che ci credono, credono sul loro essere esagerati su aspetti estetici e assurdi nella loro messa in scena che risulta impossibile odiarli. Alcuni di questi provano in ogni modo a portare avanti in maniera coerente una loro chiave di lettura e un loro stile che alla fine non puoi far altro che abbandonarti al loro mondo e lasciarti trasportare nelle loro divagazioni. Il film di Steven C. Miller è tanto generico e basilare nel procedere risultando un imitazione di tanti altri del passato ma portandolo ai giorni nostri non solo nel suo contesto ma anche nel suo concetto narrativo.
La sua premessa è talmente sincera che non gli si può dire nulla, la sua sfacciataggine nel cedere volentieri allo splatter e al machismo più profondo è talmente evidente che risulta glorificante a cui si aggiungono effetti speciali davvero notevoli con trasformazioni convincenti in quel poco di CGI usata e gli animatronics usati per i licantropi che, seppur con evidenti limiti, rappresenta un ulteriore aspetto convincente.
“Werewolves” si prende terribilmente sul serio e fa bene, procede dritte con tutte le sue incongruenze che spesso vengono messe in secondo piano grazie a un divertimento camp fatto di squartamenti e sangue grazie a quel tipo di violenza gratuita a cui piace lasciarsi andare in un film senza pretese. Certo il film sa di essere scadente sotto molti aspetti e abbraccia il suo appartenere a quel cinema di serie B giusto per una serata con gli amici e nulla di più.
Si parla delle sue incongruenze e assurdità. La mitologia legata ai lupi mannari viene presa da spunto e usata come motivo per sopravvivere una notte per arrivare sani e salvi all’alba e se questo vi ricorda “La Notte del Giudizio” è normale e tutto sommato anche molto funzionale legata all’aspetto di sopravvivenza. Frank Grillo (altro legame col franchise appena citato) è un roccioso ex militare ma anche…biologo molecolare, anche questo connubio risulta poco credibile ma vogliamo crederci perché l’attore ha la presenza fisica e attoriale da essere convincente in ogni ruolo.
Quello che però non riusciamo proprio a perdonare al film e che ci fa perdere molto del suo gusto e piacere è la sceneggiatura di Matthew Kennedy. Pur accettando il suo essere fuori dalle righe e assurdo ci sono alcuni passaggi che superano un certo limite di credibilità che fanno perdere la presa nel pubblico; non si parla del fatto che le persona diventano lupi mannari famelici, neanche che quando si trasformano mantengono spesso i pantaloni e parte dei vestiti giusto per farli riconoscere e neanche la credibilità sugli effetti che, controtendenza al moderno, riportano agli anni ’80. Purtroppo la scrittura di alcuni personaggi risulta davvero svogliata e poco coerente. Il nostro eroe si ritrova a vagare nelle strade della città aiutato da un aitante e attraente sua collega biologa (gli scienziati me li ricordavo brutti e poco avvenenti) ma ovviamente ben capace a usare le armi; a un certo punto la stessa dice un qualcosa che necessita un seguito nella trama ma ecco che subito dopo scompare senza lasciare traccia o motivazione. La cognata e la nipote del personaggio di Frank Grillo sono a casa tutte sole mentre cercano di sopravvivere alla notte, certo loro due rappresentano il tipico scopo e obiettivo da raggiungere come rappresentazione della redenzione nel salvare gli innocenti. Il problema è che dovrebbero creare un legame emotivo col pubblico che si immedesima nella sua componente più spaventata, tale aggancio non accade perché tutto in loro tra dialoghi come si muovono e le decisioni che prendono li rende totalmente poco efficaci nel loro scopo da risultare a tratti odiabili.
Forse anche questa parte legata all’uso dei personaggi in maniera poco coerente e banale fa parte del quadro generale di un film che sa’ di avere evidenti limiti e li spinge fino al limite ma con un pochino di attenzione su questi ultimi aspetti staremmo davvero parlando di un prodotto che potrebbe diventare vero cult e divertente per visioni future.
Andrea Arcuri