” Mufasa: Il Re Leone ” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 19 Dicembre 2024.

17 Dic, 2024

Attraverso Rafiki, la giovane cucciola Kiara, figlia di Simba e Nala e con Timon e Pumbaa ecco che ci viene raccontata attraverso flashback, la storia di Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone comprensivo di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro casuale dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un nemico minaccioso e letale.

L’idea di rifare i grandi classici Disney in versione live-action è ormai avviata anche se c’è ancora una certa resistenza da parte del pubblico. Soprattutto sapere che le nuove generazioni conosceranno storie considerate “immortali” non grazie ai cartoni animati nella loro versione originale ma tramite rifacimenti, molto spesso uguali e senza tante modifiche, dove l’unica motivazione sembra essere un CGI all’avanguardia metta una certa tristezza. Diverso potrebbe essere il discorso e quindi l’accettazione nel voler raccontare storie nuove che siano spin-off o sequel di quelle storie portando avanti quello che conosciamo ma in direzioni differenti.

Con questo film si cerca appunto di andare in nuove direzioni? A uno primo sguardo si direbbe di sì soprattutto nel suo voler spingere sulla fratellanza non di sangue ma di appartenenza emotiva tra il piccolo Mufasa e il principe Taka che appunto lo considererà un fratello. Proprio questo fulcro è il cuore pulsante di questa storia per creare un racconto avvincente che parla di differenze, privilegi e rivalità. A livello tecnico poi ci sono evidenti miglioramenti rispetto proprio al remake del film “Il Re Leone” del 2019. Il problema è che da un’idea certo interessante ma già di per sé sfruttata ampiamente, bisogna costruire qualcosa di originale che possa rimanere davvero impressa nel pubblico.

Usare personaggi già noti come Rafiki, Timon e Pumbaa per raccontare una storia a Kiara, figlia di Simba e Nala è un’evidente…ruffianata. Trovare il legame col passato è doveroso? Si certo magari per attirare il pubblico ma in questo caso non per esigenze narrative piuttosto pare evidente la forzatura di tipo commerciale. Il percorso che il piccolo Mufasa percorre lungo la strada dev’essere riconoscibile? Non c’è nulla di male ma anche in questo caso la motivazione di un certo percorso pare essere quella di dare al pubblico qualcosa di rassicurante in maniera pigra a livello di storia. Peccato perché c’era tutto il potenziale di realizzare espedienti e passaggi narrativi differenti sfruttando al meglio motivazioni ed emozioni nuove. Invece ci ritroviamo ancora una volta a seguire il nostro protagonista lungo una lunga ricerca per la strada di casa, incontri con personaggi più o meno simpatici e già conosciuti con nuovamente lo spazio dell’incontro amoroso tanto classico quanto smaccato. A livello musicale la situazione è migliore? Non proprio vista la grande tendenza a realizzare canzoni molto parlate e meno armonica a cui vogliamo aggiungere un esempio pratico; quando il villain di turno, Kiros capo di un branco di leoni bianchi, ha il suo assolo sfido chiunque a trovare non poche similitudini con la canzone di Scar del film originale.

“Mufasa: Il Re Leone” non aggiunge nulla di nuovo al mondo degli animali della savana che già conoscevamo. Prova in tutti i modi a dare al pubblico passaggi narrativi differenti raccontando una storia nuova ma il risultato che ottiene è qualcosa che risulta noioso perché gli stessi passaggi si ripropongono esattamente come li conoscevamo e quando cerca strade davvero nuove queste risultano dozzinali e banalizzate per il loro essere troppo evidenti. 

Andrea Arcuri