” The Union ” – Recensione. Disponibile su Netflix dal 16 Agosto 2024 

16 Ago, 2024

Un semplice operaio edile del Jersey di nome Mike (Mark Wahlberg) si ritrova improvvisamente catapultato nel mondo delle super spie e degli agenti segreti quando la sua fidanzata del liceo Roxanne (Halle Berry) lo coinvolge in una missione ad alto rischio per conto dei servizi segreti statunitensi.

La scelta è tutta del pubblico; se avete voglia di guardare due attori molto cool, forse lontani dai loro migliori ruoli ma ancora credibili nelle scene d’azione, allora non potete perdervi questo film che riesce a mantenere tale premessa senza nessuna aggiunta. Se invece cercate qualcosa che vada al di là del prodotto da unica visione, che punta sull’originalità e credibilità e siete stufi del classico meccanismo che vede un outsider arruolato in un agenzia super segreta per salvare il mondo, allora “The Union” non fa proprio al caso vostro.

Spesso Halle Berry e Mark Wahlberg affrontano le scene d’azione in maniera distaccata, statica e si vede abbastanza chiaramente che viene lasciato spazio alle controfigure per i passaggi più pericolosi. Certo il pubblico segue il film per i loro volti e il loro carisma e gli interessa poco se fanno davvero loro due certi passaggi, basta che siano fatti bene. L’aggiunta poi di alcuni nomi noti al grande pubblico è certo una forte attrattiva per seguire questo ennesimo gruppo di personaggi simpatici, ognuno con le loro caratteristiche ma che grazie alla loro unione come squadra se la caveranno in tutte le situazioni.

Quello che dispiace è che, puntando sui soliti cliché e classicismi, risulta evidente un senso di rilassamento totale senza il minimo sforzo di aggiungere o modificare qualcosa. Anzi balza all’occhio il fatto che se in altri film, l’uomo-medio di turno viene reclutato per qualche sua reale competenza, qui non è così e il protagonista Mike viene avvicinato da Roxanne semplicemente perché è un operaio qualsiasi e non possiede nessuna capacità particolare. Sembra quasi che agli sceneggiatori basti far partire una sequenza di momenti d’azione del maggior numero possibile da infilare in un film di due ore e che siano in contesti differenti toccando generi diversi fregandosene della costruzione della storia o della credibilità.   

Andrea Arcuri