Basato su una delle serie di videogiochi più vendute di tutti i tempi diventa un film ad alto budget con un grande cast ( Cate Blanchett, Kevin Hart, Jamie Lee Curtis e Jack Black) e un regista affermato come Eli Roth conosciuto per “Hostel” e “Cabin Fever”. Tanto basterebbe per conquistare il pubblico sia per il fatto che alle spalle c’è un folto gruppo di fan base del videogames sia per i nomi associati al progetto. Il budget è di quelli notevoli ed è chiaro il desiderio di farne un franchise con seguiti e magari spin-off visto il vasto mondo da cui è tratto.
Questa intenzione e questo modo per costruire un film è quasi sempre lo stesso, le intenzioni sono chiare e la voglia di costruire qualcosa che conquisti il pubblico (vedi profitti) è decisamente intenzionale ma certo tra ciò che si costruisce in teoria deve poi trovare una giusta trasposizione nella pratica.
“Borderlands” punta molto sul voler trasportare sul grande schermo tutta la mitologia, i personaggi e l’estetica del videogames in maniera precisa così sperando di convincere i fan più accaniti che si vedranno così scenari e dettagli in un film e non più tramite uno schermo mentre giocano alla console. Ne viene fuori un prodotto che inevitabilmente risulta impreciso perché per quanto si cerchi di prendere un dettaglio tratto da altro, la sua trasposizione è sempre legata a una componente soggettiva e personale e quindi non esisterà mai un film, basato su un prodotto videoludico che davvero riuscirà a vincere al 100% puntando su questo aspetto. C’è anche da dire che tale strada di ricerca della perfezione fa completamente perdere quello che è un film nella sua forma diversa da qualunque altra cosa o tipo di espressione. Libro, videogames, fumetto, cinema sono forme differenti d’arte e richiedono uno stile di dialogo e di espressione che deve distinguersi tra loro. Significa che trasportare in maniera troppo uguale una fonte risulta sbagliato se non si tengono in considerazioni aspetti di adattabilità inevitabili.
Il film manca di anima e di trasporto perché quello che succede risulta troppo spesso prevedibile sotto molteplici aspetti sia guardandolo nella sua ottica da videogames sia nel suo aspetto cinematografico risultando troppo simile ad altri prodotti. I personaggi si muovono come ci aspettiamo, ognuno rivela certi aspetti standard e non c’è nulla di davvero originale. Inoltre si cerca di concentrare una original-story di molti dei protagonisti in una pellicola che sfiora i 100 minuti di durata. Il mondo di “Borderlands” è molto vasto e cercare di raccontare tutto questo in così poco tempo è decisamente una scelta rischiosa che ne paga tantissime conseguenze. Ripensandoci sarebbe stato meglio dargli più respiro e puntare ad una serie tv?
Il cast come detto è di quelli di altissimo profilo e soprattutto di forte attrattiva. Jack Black porta la sua verve comica doppiando Claptrap ma non lascia davvero impressi per battute argute o originali, Kevin Hart dispiace dirlo e sebbene lui stesso abbia realizzato un film basato su tale contrapposizione, non convince davvero nel ruolo di eroe serio lasciando da parte la sua componente comica, Jamie Lee Curtis ha un ruolo significativo ma a detta di molto messo in scena in maniera troppo sottomessa rispetto al personaggio videoludico, Florian Munteanu e Arianna Greenblatt sono rispettivamente Krieg e Tiny Tina e risultano accurati e ben caratterizzati ma essendo gli attori meno conosciuti hanno la funzione di riempitivi e gli viene dato poco spazio sullo schermo. Sorvolando sul cast, il colpevole di tutti risulta essere il regista Eli Roth. Conosciuto per i suoi lavori estremi di splatter, si ritrova a cambiare genere nel dirigere un blockbuster per il grande pubblico che punta sull’azione e molto mainstream. Tale cambiamento non è certo una colpa, è apprezzabile che un cineasta provi a diversificarsi ma se in una nuova prova viene meno tutta la propria singolarità e lo stile estetico (certo non parliamo della componente horror che questo film non è presente) allora significa che tale prodotto è solo qualcosa che viene fatto su commissione e senza vero trasporto e convinzione.
Nel finale si cerca di alzare il tiro con una grande scena d’azione e la messa in scena di un contesto molto importante per gli amanti del videogames (la cripta) ma la visita a tale luogo è fugace e assolutamente non all’altezza delle aspettative oltre al fatto che risulta sprecata e si poteva decidere di lasciarla da parte e magari farla vedere ad un seguito ma dubito che ci sarà.