Anna Paparatti: 87 magnifici anni e ancora tanta voglia, non solo di raccontare, ma soprattutto di inventare, disegnare, costruire mandala, labirinti e giochi dell’oca, comprar matite e pennarelli. Una delle straordinarie figure che animarono la Roma delle avanguardie artistiche degli anni ’60 e ’70, artista, scopritrice e musa e compagna storica di Fabio Sargentini.
Il documentario di Fabiana Sargentini, figlia della stessa Paparatti, cerca di realizzare un ritratto parlando della madre non dal punto di vista dell’essere sua figlia ma come testimone del suo vissuto e di come per certi versi il talento dell’artista non si mai riuscito a esprimersi totalmente. Non c’è una colpa da attribuire ma in effetti le domande che vengono fuori sono legati al fatto che in parte la limitazione dell’estro creativo di Anna Paparatti sia da attribuire all’amore inteso come cura nei confronti della famiglia. Essere genitori può quindi limitare le proprie ispirazioni e capacità creative?
La regista mette in scena una profonda e personale riflessione sul confronto educativo tra quello che lei ha ricevuto, figlia di genitori anticonformisti e quella vista nei suoi coetanei più dettata da regole borghesi convenzionali. Fabiana confessa di aver sempre cercato di conformarsi adattandosi alla società ma se in passato da figlia ha voluto contrastare e quasi non accettare tale situazione, ora da regista porta al centro l’amore per la madre e la paura di aver in qualche modo ostacolato il talento di una donna che avrebbe potuto esprimersi di più.
Un film che parla di arte e di bellezza nell’esaltare la bellezza delle opere di Anna Paparatti ma allo stesso tempo di amore e forza che la stessa ha dedicato alla figlia Fabiana. Il tutto attraverso materiali di repertorio e testimonianza dirette nel più classico degli stilemi del documentario ma non per questo meno riuscito e potente di tanti altri.
Andrea Arcuri