Ispirata alla collana di libri di R.L. Stine, bestseller in tutto il mondo, Piccoli Brividi segue un gruppo di cinque liceali che intraprendono un viaggio difficile per indagare sulla tragica scomparsa, avvenuta tre decenni prima, di un adolescente di nome Harold Biddle, portando alla luce anche oscuri segreti del passato dei loro genitori.
Guardando i primi episodi della serie si nota subito come viene riproposto un certo tipo di storia con i classici risvolti narrativi e personaggi dalle caratteristiche classiche. Allo stesso tempo c’è la voglia di dare al pubblico qualcosa di nuovo sotto molteplici aspetti. Ad esempio quando si punta sul raccontare il mondo degli adulti, va a mettere in scena una sorta di trasmissione della colpa tra i genitori e i propri figli e in questo campo riesce benissimo nei suoi intenti. Inoltre evita quella fastidiosa abitudine attuale di voler per forza fare inclusione a tutti i costi e problemi di genere con vari i discorsi sull’accettazione o razzismo.
Alla fine la serie punta ad essere un un racconto horror con molti rimandi e accenni ai romanzi classici della saga riuscendo anche a tirare in ballo i film di paura conosciuti al grande pubblico. Nonostante in alcuni momenti si nota una comicità leggera e non volgare ma neanche troppo bambinesca, i colpi di scena e piccoli spaventi sono la parte centrale e più importante di questa saga.
Dove “Piccoli Brividi” non eccelle è sugli effetti speciali a volte un po’ approssimativi certo non all’avanguardia e nella narrazione lenta che vuole tirarla per le lunghe per coprire tutta la stagione o anche di più. Altro aspetto è il fatto che il modo in cui vuole spaventare risulta, a volte datato perché ripropone certi cliché che certo possono esser visti come omaggi ma dall’altra ci sarebbe piaciuto un tentativo di osare di più sotto questo aspetto.
Andrea Arcuri