“Alcuni dicono che c’è bellezza nell’oscurità: visitatori terrificanti, mondi lontani, romanzi gotici, leggende agghiaccianti, mangiatori di peccati, cuori ardenti congelati nel tempo, canzoni con una voce fuorviante e un sussurro sincero. Questo e molto altro ancora da scoprire su A Dark Eufony.” Queste sono le parole della cantante Zora Cock riguardo al loro secondo album appena uscito su Nuclear Blast Records .
“ An Unwelcome Guest ” è un primo brano molto interessante perché punta molto sulla voce suggestiva di Zora Cock che modula il suo canto in maniera particolare e viene spesso accompagnata da canti evocativi. La canzone ci introduce nel migliore dei modi nelle sonorità tipiche del gruppo ma che ancora non esplode in maniera epica e altisonante ma siamo sicuri che tutto questo verrà fuori nei brani successivi. Ecco arrivare ” Far Distant Land ” che suona da subito come una canzone più classica nel suo essere rock e metal. Suona più come una cantilena, quasi come nenia della buonanotte leggere e soave ma con straordinari momenti di musica potente, coinvolgente e davvero epica. Il metal del gruppo si unisce perfettamente ad un racconto molto descrittivo che evoca nelle mente immagini fantastiche che sembrano arrivare da un mondo lontano. La successiva ” Spirit of Forgetfulness ” si presenta da subito differente. La cadenza è più veloce e fortemente ritmica, la voce e la parte musica vanno di pari passo soprattutto nel ritornello dove si crea un mix armonico molto orecchiabile. Il resto è caratterizzato da momenti differenti fatti da assoli dei vari strumenti, da cambi di velocità e stili che riescono a rendere la canzone molto variegata nel suo insieme.
Bloody Footprints in the Snow ” risulta molto differente rispetto alla canzone precedente. Siamo di fronte ad una canzone che procede in maniera sconnessa, piena di cambi di stile e velocità differenti e sembra ascoltare brani differenti nello stesso momento quasi messi a caso in modo casuale. Non è certamente così, il gruppo anche in questo finto disordine dimostra una padronanza musicale molto forte ma certo per come è costruita potrebbe non piacere a tutti. Il prossimo brano ” The Evergreen and The Weeping Tree ” è molto più lento nel suo procedere e quando prende davvero slancio, siamo ormai a più di metà della canzone e rimane purtroppo solo un tempo residuo per perdersi in un viaggio bellissimo tra musica & canto in un ottimo crescendo per poi concludersi in maniera troppo brusca. Della successiva ” Cicada ” è uscito anche un videoclip promozionale. Un racconto semplice girato in un bosco con una carrozza che procede lentamente, un uomo vestito di nero e con al centro la bellissima Zora in versione eterea e fatata con tanto di ali sulla schiena. La semplicità scenografica è perfetta per una canzone che procede in modo classico senza esagerazioni anche se forse, così facendo rischia di non rimanere davvero impressa nella mente dell’ascoltatore. Ora è il momento di “ My Soul´s Demise ” accompagnata da un videoclip ambientato durante un funerale. Ancora una volta la sobrietà scenica scelta dal gruppo è funzionale per la canzone che l’accompagna. La canzone risulta una tra le migliori dell’album perché riesce ad essere tanto lieve e leggere nella sua parte iniziale che via via procede in crescendo per poi esplodere con tutta la forza nella seconda parte. dove ormai la parte suggestiva sia a livello visivo del video ma soprattutto la parte strumentale portano lo spettatore.
In ” We Make Mist ” il gruppo ci regala una ballata molto veloce ma perfettamente calibrata tra tutti i componenti. Si sentono i riff di chitarra, la batteria in sottofondo e gli assoli dei vari strumenti in maniera pulita e precisa con la parte cantata che unisce tutto quanto in maniera leggera con momenti a volte lirici e altri più di canto armonico. Siamo quasi alla fine ma c’è ancora tempo per ” Thumbelina ” che suona da subito molto sostenuta nel ritmo. Dopo un veloce intro tutto si fa più lento per poi riprendere ritmo e tornare ad una musicalità veloce. La canzone si lascia ascoltare ma forse questo continuo cambio la rende non orecchiabile del tutto, allo stesso tempo potrebbe trovare un pubblico a cui piaccia di più questa modulazione stilistica. Arriva ora ” Forever and a Day ” e anche per questa canzone è uscito un videoclip. Semplice ed essenziale come gli altri, girato in b/n, seguiamo Zora in una lunga camminata tra paesaggi bellissimi. La canzone è incalzante e dal forte significato infatti parla di una signora vittoriana che racconta del suo amore perduto ma un giorno decide di scoprire se ci sarà un nuovo futuro per lei. Il gruppo crea così un brano coinvolgente perché riesce ad essere veloce nella sua esecuzione ma anche profondamente romantico. L’ultimo brano da ascoltare è ” Crimson Faces ” ed è un piacere vedere che il gruppo ha voglia di stupire mettendosi in gioco con qualcosa di differente rispetto a quello che abbiamo ascoltato fino ad ora. Il brano è decisamente più votato a toni dark, gotici e languidi con un videoclip più estroso rispetto ai precedenti dove il fascino del gruppo è forte è ammaliante per un brano più cupo sebbene capace di conquistare il pubblico.
Tracklisting:
1. An Unwelcome Guest
2. Far Distant Land
3. Spirit of Forgetfulness
4. Bloody Footprints in the Snow
5. The Evergreen and The Weeping Tree
6. Cicada
7. My Soul´s Demise
8. We Make Mist
9. Thumbelina
10. Forever and a Day
11. Crimson Faces
BLACKBRIAR is:
Zora Cock – VOCALS
René Boxem – DRUMS
Bart Winters – GUITARS
Robin Koezen – GUITARS
Siebe Sol Sijpkens – BASS
Ruben Wijga – KEYS
Andrea Arcuri