Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese è tratto dall’omonimo romanzo di David Grann (Corbaccio)

29 Set, 2023

In Assassini della Terra rossa, un libro al tempo stesso incredibilmente avvincente ed emotivamente coinvolgente, David Grann ripercorre una delle pagine più buie della storia americana, sollevando il velo su molti aspetti rimasti ancora in ombra e denunciando l’indifferenza e la persistenza di pregiudizi nei confronti degli amerindi che permisero agli assassini di operare nella più totale impunità per lunghissimo tempo.

Negli anni Venti del Novecento, la popolazione al mondo con la maggiore ricchezza pro-capite era, abbastanza sorprendentemente, la nazione indiana degli Osage, confinata nei decenni precedenti in una riserva in Oklahoma. Senza più bisonti da cacciare, impossibilitati quasi a parlare la loro lingua e a praticare la loro religione e cultura, improvvisamente si ritrovarono ricchissimi per la scoperta nelle loro terre di giacimenti petroliferi immensi: cominciarono così a girare in Cadillac e a mandare i figli a studiare in Europa, con grande invidia dell’opinione pubblica bianca, in prevalenza quacchera.

Altrettanto improvvisamente però, all’interno delle famiglie osage più facoltose, si verificarono delle morti inspiegabili e sospette. E, negli ultimi baluardi del West selvaggio, dove personaggi come J.P. Getty andavano costruendo le proprie fortune e dove banditi leggendari seminavano il terrore, molti di coloro che osarono indagare su questi omicidi finirono per essere assassinati a loro volta. Superate le ventiquattro vittime, il caso passò a un organismo investigativo relativamente nuovo, l’FBI, che tuttavia non riuscì a fare sostanziali passi in avanti, finché il suo giovane direttore, J. Edgard Hoover, non cercò l’aiuto di un Ranger in pensione, Tom White, che mise insieme una squadra di detective piuttosto eterogenea compreso un agente amerindio e che portò alla luce una cospirazioni spietata ai danni di una popolazione intera.