In un’epoca in cui creature terrificanti solcano i mari, i cacciatori di mostri sono considerati veri e propri eroi. E il grande Jacob Holland è di certo il più osannato. Ma quando la giovane Maisie Brumble s’imbarca clandestinamente sulla sua nave leggendaria, l’uomo trova a sorpresa un’alleata. Insieme intraprendono un viaggio epico in acque inesplorate ed entrano nella storia.
Guardando il film d’animazione si capisce subito che l’intento è sia di regalare al pubblico un’avventura veloce e di altissimo livello per quanto riguarda la narrazione sia portare avanti un racconto di formazione per i più piccoli. Tutta la prima parte è centrata proprio sul presentare al pubblico una tipica storia di pirati piena d’azione e dalla regia estremamente accurata e variegata nei movimenti. Al momento in cui entra in scena la piccola Maisie si capisce che a breve ci sarà una deviazione verso strade e stili differenti. Infatti in quel momento entrano in scena mostri dai lineamenti morbidi (prima invece se n’era visto solo uno decisamente più minaccioso), piccoli personaggi simpatici e si scopre che tra umani è mostri c’è stata una incomprensione di fondo.
La domanda finale è se “Il Mostro dei Mari” trova questo giusto equilibrio narrativo e riesce a intrattenere…la risposta è positiva mentre si rimane piacevolmente coinvolti nelle scene d’azione frenetiche, ci si diverte nei momenti adatti alle famiglie mentre arriva l’inevitabile messaggio contro la caccia e sul rispetto del diritto di esistere.
L’unico problema e che questo cambio risulta troppo netto sia durante il trascorrere della storia e sia con un andamento che è stato già visto e affrontato in altre pellicole in maniera più adulta, raffinata e meno didascalica.
Rimane in ogni caso un’avventura visivamente spettacolare e divertente al punto giusto che coinvolgerà i più grandi e darà il giusto intrattenimento e svago ai più piccoli. Rimane ottimo il messaggio di fondo che è sempre attuale e che ha bisogno di essere perpetuato e ribadito in tutte le maniere e mezzi possibili.
Andrea Arcuri