La tranquilla Midwich, una sonnolenta cittadina del sud dell’Inghilterra, è un posto perfetto per far crescere dei bambini. Una notte di settembre, però, gli abitanti di una porzione dell’area residenziale perdono conoscenza senza apparente motivo per dodici ore. Poi all’improvviso tutto sembra tornare alla normalità. Sembra. Perché in quelle dodici ore in realtà è successo qualcosa di inspiegabile: ogni donna in età fertile è infatti rimasta incinta. A causa di questi bambini nati in particolari circostanze, niente sarà più come prima in quella che una volta era una comunità coesa e pacifica, e che ora è invece divisa e diffidente.
La voglia di raccontare nuovamente questa storia, portata sullo schermo già nel 1960 e poi da John Carpenter nel 1995, viene giustificata da un paio di motivi ben precisi. La durata più lunga in sette episodi che si pone l’obiettivo di raccontare meglio i personaggi, gli intrecci e la morale di fondo e l’intenzione di aggiornare tale storia svecchiando e rendendo il tutto più appetibile al pubblico moderno.
Sicuramente il classico di John Wyndham ha tantissime motivazioni intrinseche molto forti e attuali come la gravidanza, il controllo del proprio corpo e le difficoltà di essere genitore. A questo si può aggiungere una narrazione piena di momenti di suspance che se ben realizzati possono dare ancora brividi per il pubblico moderno.
Guardando le prime tre puntata si nota un piccolo difetto strutturale cioè il fatto che ogni svolta narrativa drammatica o inquietante viene anticipata dalla componente musicale minacciosa; questo preavvisa il pubblico di ogni nuovo risvolto preparandolo allo spavento. Un difetto quasi imperdonabile che fà perdere molto della messa in scena e dell’effetto thriller voluto. Altro difetto è il suo voler essere troppo preciso e fedele al materiale di partenza lasciando poco spazio a possibili modifiche e variazioni sul tema. Questo è una naturale conseguenza dovuta alla scelta di durare sette episodi che forse risultano troppi proprio perché privi di differenze sostanziali.
I tanti temi e propositi già elencati si completano con alcune aggiunte quali l’isolamento forzato, la privazione della libertà e i diritti delle donne che trovano terreno fertile per mettersi in mostra e un ottimo spunto di dibattito. Su questo fronte la serie prova a fornire piccoli momenti narrativi su cui partire per ragionamenti secondari che vanno al di là degli intenti legati all’intrattenimento tra uno spavento e l’altro. Il tutto però rimane sempre e solo accennato perché bisogna sempre portare avanti la storia e cercare di intrattenere il pubblico e al terzo episodio, nonostante un’importante svolta, si sente un crollo legato proprio alla sua capacità di intrattenere causa forse il ripetersi di alcune situazioni. La voglia di capire cosa si cela dietro al mistero di questo blackout e delle gravidanze inspiegabili è molto alta e in fin dei conti siamo a metà serie quindi con un pò di pazienza siamo curiosi di sapere come tutto volgerà al termine.
Andrea Arcuri