“Doctor Strange nel Multiverso della Follia” – Recensione. Al Cinema dal 4 Maggio 2022

4 Mag, 2022

“Doctor Strange nel Multiverso della Follia” – Recensione. Al Cinema dal 4 Maggio 2022

L’Universo Cinematografico Marvel espande i confini del Multiverso ai massimi livelli. Un viaggio nell’ignoto con Doctor Strange che, con l’aiuto di mistici alleati sia vecchi che nuovi, attraversa pericolose e sconvolgenti realtà alternative del Multiverso per affrontare un nuovo misterioso avversario.

Si parte subito con una precisazione e discorso di fondo. E’ ormai abitudine che nuovi e vecchi maestri del cinema vengono scelti per dirigere un nuovo film di questo genere; spesso questo espediente è solo un mero mezzo di marketing e il nome del regista viene usato per attirare un vasto pubblico sperando di trovare specifiche caratteristiche di quel determinato cineasta. In questo caso è stato chiamato Sam Raimi che molti conoscono per la trilogia di “Spider-Man” con Tobey Maguire ma soprattutto per il suo passato squisitamente splatter/horror dei tempi del film “La Casa”. Precisiamo subito che lo stile inconfondibile del regista è presente in questa pellicola sebbene per ovvi motivi mainstream il gore e il suo straordinario senso goliardico vengono tenuti a freno per un prodotto realizzato per il grande pubblico. Siamo quindi più simile allo stile della trilogia di “Spider-Man” piuttosto che degli esordi realizzati con pochi soldi ma tanto sangue finto ed effetti realizzati a mano. Il film non è così dark come il titolo sembra promettere ma per fortuna movimenti di macchina tipici sbilenchi, comicità a tratti beffarda e piccoli espedienti narrativi e tecnici rendono il secondo capitolo dedicato a Doctor Strange molto affine allo stile del cineasta Sam Raimi.

Dopo questa doverosa e piacevole premessa possiamo dire che il film è valido sotto moltissimi punti di vista e trova soprattutto nella straordinaria componente musicale di Danny Elfman la sua forza propulsiva ancor di più che da parte degli effetti speciali. La storia non rallenta mai davvero lungo le sue due ore di durata che anzi risultano decisamente poche per quello che voleva raccontare. In alcuni passaggi come ad esempio il primo atto si mettono in campo le varie alleanze in maniera molto veloce sacrificando il senso drammatico e di costruzione narrativa. Si entra subito nel vivo e “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” risulta spesso rumoroso, frenetico e disordinato ma questi aspetti servono certamente per non far calare mai l’interesse dei fan dell’UCM che troveranno anche alcune chicche particolari.

Proprio quest’ultimo aspetto, evitando gli spoiler, risulta forse essere l’elemento più debole del film. Ancor più di altre volte certi innesti risultano forzati e troppo costretti e sebbene piacevoli non vengono trattati nel migliore dei modi a livello narrativo. Risultano quasi un’occasione sprecata con la speranza che in futuro tali personaggi esnodi vengango ripresi e trattati meglio.

La fase 4 dell’UCM si sta muovendo sempre di più verso l’emotività e la psicologia dei propri personaggi e di come essi affrontino il dolore. In questo caso abbiamo modo di vedere come Stephen Strange accetti la perdita dell’amore da parte di Christine cercando di essere davvero felice nonostante ne soffra ancora. Dall’altra parte troviamo Wanda che ancora non ha elaborato il suo lutto verso la perdita dei suoi figli collegandosi direttamente alla serie “WandaVision”. Il loro dualismo e tale diversità di punti di vista è il motore dell’azione con al centro il personaggio di America Chavez, nuovo personaggio che sicuramente rivedremo in futuro. Forse il punto d’avvio della storia e l’introduzione forzata di certi personaggi risulta ancora una volta troppo didascalico e a favor di pubblico e marketing. 

Il film nonostante i suoi difetti rimane anarchico, visionario e a tratti persino coraggioso e per questo dobbiamo ringraziare ancora una volta Sam Raimi. Tra tutto quello che vuole raccontare portando avanti il discorso dei Multiversi, i nuovi personaggi messi in campo e il progredire emotivo di alcuni di essi, quello che rimane più impresso è proprio lo sguardo del regista. Raimi riesce a tratti discontinui a raccontarci un film tanto maturo quanto violento che viene in parte vanificato da alcune scelte dettate presumibilmente dalla MARVEL stessa.

 

Andrea Arcuri