“Granchio Nero – Black Crab” – Recensione. Disponibile su Netflix dal 18 Marzo 2022

18 Mar, 2022

“Granchio Nero – Black Crab” – Recensione. Disponibile su Netflix dal 18 Marzo 2022

Un thriller esistenziale ambientato durante una guerra civile, in un tempo che potrebbe tranquillamente essere il nostro. Da una base militare vicino alla costa, quattro soldati vengono mandati in missione per portare alcune capsule in un centro di ricerca a sud. Non sanno cosa si trovi nelle capsule; non si conoscono; sanno a malapena cosa stia succedendo nella guerra; e comunque, devono compiere questa missione nel cuore della notte, viaggiando con i pattini su un mare ghiacciato.

Bisogna diversificare i film d’azione perché se non si può puntare su una CGI sempre migliore bisogna invece cercare l’originalità. obiettivamente i progressi tecnologici sono spinti al massimo e siamo al punto che le varie scene d’azione si diversificano solo per un approccio stilistico del regista fino ad eventuali nuovi progressi tecnologici. Invece l’originalità narrativa , di contesto e di messa in opera è la chiave su cui puntare per avere film che lasciano il segno e rimangono in mente.

in tal senso “Granchio Nero” riesce a cos’ ad essere diverso soprattutto perchè ambientato bel profondo freddo della Scandinavia sopra un mare ghiacciato. I nostri eroi dovranno attraversarlo a piedi e pattinando sul ghiaccio perché è l’unico modo per poter attraversare il campo senza farsi vedere. Sebbene lo spunto narrativo potrebbe far storcere il naso il film per fortuna si concentra proprio sull’asprezza del conflitto e della missione puntando molto su quali siano le conseguenze umane che alcune scelte etiche possono causare.

La tensione che si crea nelle varie scene d’azione procede a pari passo con la consapevolezza della squadra scelta che capirà di avere nella guerra in corso. Certamente questa seconda parte più etica e psicologica viene solo accennata perchè “Granchio Nero” sceglie prima di tutto la via dell’intrattenimento e quindi dedica la maggiorparte del tempo a riempire la scena di esplosioni e azione per poi relegare all’ultima mezz’ora alcune prese di coscienza e rivelazioni finali.

Il regista Adam Berg ha ottime intenzioni e sebbene la parte legata all’azione pecca di alcune lungaggini di troppo, riesce comunque nel suo intento di creare un buon film di guerra con la giusta dose di sangue e combattimenti. Arriva troppo tardi e risulta poco incisiva tutta la componente etico e sociale legata alla sfiducia nel governo, alle scelte morali che la guerra ti porta a prendere. C’era l’intenzione di farne un film di maggior spessore ma tale tentativo non viene portato a buon fine. 

Andrea Arcuri