Bisogna diversificare i film d’azione perché se non si può puntare su una CGI sempre migliore bisogna invece cercare l’originalità. obiettivamente i progressi tecnologici sono spinti al massimo e siamo al punto che le varie scene d’azione si diversificano solo per un approccio stilistico del regista fino ad eventuali nuovi progressi tecnologici. Invece l’originalità narrativa , di contesto e di messa in opera è la chiave su cui puntare per avere film che lasciano il segno e rimangono in mente.
in tal senso “Granchio Nero” riesce a cos’ ad essere diverso soprattutto perchè ambientato bel profondo freddo della Scandinavia sopra un mare ghiacciato. I nostri eroi dovranno attraversarlo a piedi e pattinando sul ghiaccio perché è l’unico modo per poter attraversare il campo senza farsi vedere. Sebbene lo spunto narrativo potrebbe far storcere il naso il film per fortuna si concentra proprio sull’asprezza del conflitto e della missione puntando molto su quali siano le conseguenze umane che alcune scelte etiche possono causare.
La tensione che si crea nelle varie scene d’azione procede a pari passo con la consapevolezza della squadra scelta che capirà di avere nella guerra in corso. Certamente questa seconda parte più etica e psicologica viene solo accennata perchè “Granchio Nero” sceglie prima di tutto la via dell’intrattenimento e quindi dedica la maggiorparte del tempo a riempire la scena di esplosioni e azione per poi relegare all’ultima mezz’ora alcune prese di coscienza e rivelazioni finali.
Il regista Adam Berg ha ottime intenzioni e sebbene la parte legata all’azione pecca di alcune lungaggini di troppo, riesce comunque nel suo intento di creare un buon film di guerra con la giusta dose di sangue e combattimenti. Arriva troppo tardi e risulta poco incisiva tutta la componente etico e sociale legata alla sfiducia nel governo, alle scelte morali che la guerra ti porta a prendere. C’era l’intenzione di farne un film di maggior spessore ma tale tentativo non viene portato a buon fine.
Andrea Arcuri