“VOYAGE OF TIME – Il cammino della vita” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 3 Marzo 2022

27 Feb, 2022

“VOYAGE OF TIME – Il cammino della vita” – Recensione in Anteprima. Al Cinema dal 3 Marzo 2022

Terrence Malick (La sottile linea rossa, The Tree of Life) è un regista che pian piano nel corso della sua carriera è diventato sempre più estetico e meno narrativo. I suoi film hanno raccontato meno storie di personaggi in maniera classica preferendo mettere in scena domande astratte e spesso senza risposta in un contesto estetico fatto di quadri e momenti di altissima espressività. Il fatto che ora abbia realizzato il suo primo documentario può essere visto come una naturale trasformazione del suo modo di fare cinema .

L’opera viene narrata in originale da Cate Blanchett e conduce lo spettatore all’esplorazione del passato planetario e al contempo alla ricerca di una futura collocazione nell’universo per l’umanità. L’intento è percorrere in profondità 14 miliardi di anni tra passato, presente e futuro, ricostruendo la cronologia scientifica della Terra, dalla nascita delle stelle alla comparsa dell’uomo sul pianeta.

A livello tecnico c’è da far notare l’intento del regista di creare un nuovo formato sperimentale, al confine tra effetti speciali tradizionali ed effetti digitali all’avanguardia. Sono presenti e si uniscono perfettamente elementi di microfotografia e immagini generate da supercomputer, creature viventi a altre che somigliano a specie preistoriche.

Si deve anche precisare e avvertire che nei suoi 90 minuti di durata il numero di parole che si sentono sono davvero molto poche. Spesso sono domande o affermazioni sicuramente poetiche ma che non portano a nulla di concreto. Come detto in precedenza è la parte estetica a sovrastare la narrazione e sicuramente è un ottimo mezzo per mostrare quanto di magnifico ci può essere sul nostro pianeta tramite tutte le sue componenti reali e astratte, umane e naturali con una rappresentazione della vita che mischia il romanticismo alla disperazione.

Il problema è che eliminare quasi totalmente la narrazione da un insieme cosi forte nelle sue intenzioni è un grandissimo rischio e crea qualcosa che risulta si bello da vedere ma fermo e stagnante a livello di progressione e senza un vero scopo ultimo. Alla fine l’esperienza proposta da Malick non riesce totalmente nel suo intento di aprire gli occhi, di conquistare e scuotere gli animi perché manca una vera e concreta riflessione e indirizzo verso cui rivolgere il nostro interesse.

Andrea Arcuri