Le vergini – Alex Michaelides. Recensione

27 Feb, 2022

Le vergini – Alex Michaelides. Recensione

Anche se non è poderosa, la mole del libro ha una sua fisicità.

Nessuno spavento, perché la narrazione è assolutamente coinvolgente e piena di suspense, in un’alternanza tra ricordi e momenti contingenti alla trama.

E già qui scatta una particolarità…

Se l’intreccio indugia sul passato, ecco che il ritmo del racconto è disteso, affascinato dalla memoria dei fatti che si stanno rievocando. Affiorano dettagli, a volte anche minuziosi, di quella che era la vita, precedente all’inizio della vicenda, della protagonista Marianna.

Spostandosi nel presente, l’autore si esprime attraverso capitoli molto brevi, veloci e rapidi, perché è necessaria una esposizione concitata tale da conferire all’insieme una prospettiva progressivamente inquietante.

Per quanto riguarda il plot, esso garantisce elementi torbidi già in partenza.

Al centro c’è un professore universitario che si occupa di tragedie greche. Il suo modo di insegnare è così carismatico da far diventare il suo corso uno di quelli più seguiti. Tutto questo lo porta a creare una piccola corte esclusiva di ragazze che ne celebrano in continuazione parole, atti e gesti.

Quanto accennato finora è sicuramente importante, ma mi interessa di più mettere in evidenza le dinamiche dell’investigazione.

La sopraccitata Marianna si trova suo malgrado a vestire i panni di detective quando le sue cognizioni in questo ambito sono del tutto minime. La donna, però, ha dalla sua la propria professione pluriennale di terapeuta di gruppo. Quindi, se Mariana non ha esperienze nella gestione di un’indagine, ha sicuramente più competenza nel campo della psicologia. L’io narrante sembra fondersi con lei mentre restituisce a chi legge la fisicità delle figure umane, che possono essere descritte in un atteggiamento aggressivo o imbarazzato, secondo i momenti. Perché Mariana, con i propri occhi, sa ricavare importanti informazioni dal linguaggio del corpo…

Per chi è appassionato di teatro greco, il libro contiene moltissimi riferimenti a opere dei più famosi autori che non sono assolutamente fini a se stessi ma che sono finalizzati a dare maggiore chiarezza in mezzo al buio dell’intrigo.

Da ultimo, vorrei sottolineare che Michaelides è stato bravo ad ‘immergersi’ nella storia al punto (quasi) da scomparire, e far parlare il proprio personaggio principale senza tracce di componenti maschili.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling