“SIC” – Recensione in Anteprima. Al cinema il 28 e 29 Dicembre.

20 Dic, 2021

SIC, il documentario su Marco Simoncelli, al cinema il 28 e 29 dicembre. Recensione in Anteprima

58. Il suo casco, con l’effigie della tigre. O con altre tracce che richiamano quell’animale alla mente. Ma soprattutto il soprannome “Sic”.

Nel documentario di Filippi se ne dà una spiegazione che non so quanti fan, veri o presunti, conoscano. La versione ufficiale (suffragata anche da un’intervista rilasciata dallo stesso pilota) vorrebbe che ‘Sic’ nasca come abbreviazione da usare quando, durante la regia di una corsa, occorre mettere in sovraimpressione la classifica della corsa giro per giro: per non incorrere in un’omonimia con il corridore Simon, si è pensato a Sic. In realtà, il film fornisce un punto di vista più in linea con il personaggio guascone che era Simoncelli e con la goliardia che caratterizzava il suo entourage…

A dieci anni di distanza dalla morte, per commemorare il centauro di Coriano, si è pensato quindi di realizzare una pellicola che ne celebrasse gesta e atteggiamenti.

Per rendere ancora più coinvolgente il ricordo, aneddoti e fatti sono stati raccontati dalla viva voce delle persone che gli sono state vicino nel pubblico e nel privato. Partendo dagli esordi, che videro Simoncelli cavalcare minimoto fin da piccolo, si arriva ai tempi più recenti. Grossa parte di queste testimonianze riguarda la cronaca, gran premio per gran premio, della stagione 2008 che ha visto il nostro eroe laurearsi campione del mondo nella classe 250. Quell’anno, Marco aveva iniziato da outsider, soffrendo ogni curva, ma godendosi ogni stacco e ogni sorpasso. Alla fine, risultato dopo risultato, il pilota venne alla ribalta. A costruire la cronaca di tutta quella importante stagione si avvicendano quindi in ordine sparso i racconti di personaggi come il padre, la fidanzata, Valentino Rossi, Alvaro Bautista (avversario ostico in quel campionato). Per quanto riguarda il team tecnico, le voci sono quelle del preparatore atletico Carlo Casabianca, il caposquadra Aligi Deganello, il meccanico Sanzio Raffaelli. Nell’ambito privato, oltre alla già citata fidanzata, completano il ritratto di Simoncelli gli amici di sempre, con spirito cameratistico.

Tutte queste rievocazioni sono corredate da immagini di repertorio di Sic ripreso sempre di schiena intento a rilassarsi, a fare ricognizioni sui circuiti, in procinto di allenarsi, a osservare l’orizzonte. Guardando le suddette immagini nel corso della proiezione, l’impressione che ne scaturisce è di un Simoncelli ancora vivo.

Considerato il carattere un po’ spaccone del nostro, non mi sarei stupito di vedere nel finale (ah, che illusione) il pilota rivelare con il suo tipico sorriso che in realtà non fosse mai morto.

Concludendo, il docufilm è realizzato in un modo da interessare tutti, sia addetti ai lavori sia ‘avventizi’. E a distanza di tempo, l’emozione è ancora uguale. Un’emozione così forte che, se si potesse, si scriverebbe con due zeta.

 

Enrico Redaelli per GlobalStorytelling