“West Side Story” – Recensione in Anteprima. Al cinema dal 23 dicembre 2021
Sono passati sessant’anni dalla prima volta in cui uscì, e quella volta fu un successo di critica e pubblico. A distanza di tempo, Spielberg si incarica di mettere in piedi il progetto per una commemorazione dell’evento, realizzando un remake.
Poteva essere l’occasione di una rilettura in chiave moderna, magari sottolineando aspetti quali l’importanza dell’emancipazione femminile oppure dettagli riguardanti l’integrazione.
E invece no.
Il famoso regista opta per un rifacimento che vuole ricordare l’originale, senza tradire nulla di quanto apparso nell’edizione del 1961. E anche questa, come scommessa, non è cosa da nulla.
Il tuffo nel passato inizia quindi con le ambientazioni scelte per questa pellicola. La ricostruzione non sembra fare grinze di sorta: la vicenda si svolge nell’Upper West Side di New York negli anni precedenti ad una ricostruzione urbana che ha riqualificato ampiamente la zona, trasformandola da quartiere multietnico a quartiere residenziale.
Anche la scelta del cast si rivela azzeccata presentando attori ed attrici dall’espressione volitiva, passionale, oppure sanguigna. Che si tratti di portoricani, che si tratti di bianchi, parliamo sempre di persone che hanno tutta l’intenzione di mordere la vita.
Spiccano tra gli altri i due protagonisti. Maria (interpretata da Natalie Wood nella prima trasposizione sullo schermo) è affidata alla brava Rachel Zagler, che la restituisce al pubblico come una ragazza caratterizzata da un misto di ingenuità, amore puro mescolati comunque a una certa dose di concretezza. Tony viene impersonato da Ansel Elgort che, forte della sua faccia da bravo ragazzo, regala al suo personaggio il carattere di chi ha lo sguardo da brava persona che in qualche modo è stata rovinata dalla vita. Segnalo anche Rita Moreno, presente pure nella pellicola realizzata da Wise e Robbins, il cui personaggio rappresenta l’elemento di differenza con la versione del 1961: interpreta Valentina, vale a dire il corrispettivo femminile di Doc, presente nella prima edizione.
Ovviamente colpiscono le canzoni che hanno segnato un’epoca. I loro arrangiamenti forse al loro interno posseggono qualche pizzico di modernità che comunque non si discosta dalla bellezza dell’originale colonna sonora. E se parlo di canzoni, devo assolutamente mettere in evidenza che le esecuzioni sono di tutto rispetto.
Non ho ancora parlato di un dettaglio assolutamente da non trascurare, cioè le coreografie. Sono tutte dotate di un ritmo coinvolgente ed eseguite con un’adrenalina che non lascia per niente indifferente.
La storia? La conoscete tutti. Per dirla in breve, è un Romeo/Giulietta ambientato nei tempi moderni.
Pare che negli USA quest’ultimo prodotto di Spielberg sia stato accolto in maniera tiepida al botteghino.
Credo che qui da noi avrà altro tipo di trattamento. Andateci, e portate qualcuno che sia molto giovane. E’ l’occasione per far conoscere alle nuove generazioni qualcosa che fa parte del tempo che fu, ma a cui si rimane irrimediabilmente attaccati.
Enrico Redaelli per GlobalStorytelling